Marco Polo, l’amianto e le pietre ardenti, una storia del “Milione”.

Marco Polo

Oggi, parlo di Marco Polo (15 settembre 1254-8 gennaio 1324) e di una cosa che vide nel suo viaggio per l’Oriente, viaggio che compì tra il 1271 ed il 1275.

Egli raccontò questo suo viaggio ne “Il Milione”.

L’esploratore veneziano partì con il suo babbo Niccolò e suo zio Matteo.

Questi avevano affari a Costantinopoli, città che all’epoca fu capitale dell’Impero Latino d’Oriente (1204-1261) e sotto il controllo di Venezia.

Arrivati in Medio Oriente, i Polo si fermarono ad Acri.

All’epoca, Acri (oggi Akko, in Israele) era la capitale del Regno di Gerusalemme.

Qui, essi incontrarono l’arcidiacono Tebaldo Visconti (1210-10 gennaio 1276).

Questi divenne Papa con il nome di Gregorio X il 1° settembre 1271.

Durante quel periodo, i Polo erano delusi dal fatto che la Santa Sede fosse vacante.

Infatti, il predecessore di Viterbo, Papa Clemente IV, era morto nel 1265.

Non si riuscì ad eleggere un successore e allora i cardinali furono chiusi in una stanza del Palazzo dei Papi dal popolo di Viterbo, la città del Papa.

Così, fu istituito il Conclave.

Durante il suo viaggio, fino a Pechino, Marco Polo annotò ogni cosa.

Tra le cose annotate, ci fu anche quella dell’argomento di oggi.

Infatti, egli scrisse di alcune “pietre ardenti”.

Queste pietre erano nere ed una volta incendiate bruciavano come carbone e diffondevano un gran calore.

In realtà, si trattava di rocce impregnate di petrolio.

Queste sono le parole riportate da Polo ne “Il Milione”:

Ancor vi dico che in questa Grande Erminia (Armenia) è l’arca di Noè in su una grande montagna, ne le confine di mezzodie in verso il levante, presso al reame che si chiama Mosul, che sono cristiani, che sono iacopini (giacobiti) e nestarini (nestoriani) , delli quali diremo inanzi. Di verso tramontana confina con Giorgens (la Georgia) e in queste confine è una fontana, ove surge tanto olio e in tanta abondanza che 100 navi se ne caricherebboro a la volta. Ma non è buono a mangiare, ma sì da ardere, e buono da rogna e d’altre cose; e per tutta quella contrada non s’arde altr’olio“.

Esso era (e tuttora è) presente in certe zone come l’Iraq, una zona in cui transitarono i Polo.

Questi videro anche un altro materiale.

Il materiale in questione era una sostanza che poteva filata e tessuta.

Questo tessuto era in grado di resistere al fuoco.

Questa sostanza era l’asbesto.

Ora, sorge una domanda.

Nell’articolo che parlava del Prete Gianni, ho scritto che gli abiti del personaggio in questione potessero essere puliti con il fuoco.

La sostanza con la quale si facevano gli abiti di quel personaggio leggendario potrebbe essere stato l’asbesto?

Certo, all’epoca non si sapeva della cancerogenicità del materiale.

Però, penso che questa domanda sia lecita.

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