Quella di re Boris III di Bulgaria (30 gennaio 1894-28 agosto 1943) è ancora oggi una figura della quale vale la pena di scrivere qualcosa.
Il suo nome completo fu Boris Clemente Roberto Maria Pio Luigi Stanislao Saverio di Sassonia-Coburgo-Gotha.
La sua famiglia fu molto importante.
Suo padre fu re Ferdinando I (26 febbraio 1861-10 settembre 1948) e sua madre fu la nobildonna italiana Maria Luisa di Borbone Parma (17 gennaio 1870-31 gennaio 1899).
Re Ferdinando I fu un discendente del ramo Koháry della famiglia di Sassonia-Coburgo-Gotha.
Questi divenne re di Bulgaria nel 1908.
Era un appassionato di filatelia e di botanica.
La sua politica delle alleanze fu dettata dalla situazione.
Da una parte, re Ferdinando I lottò contro l’Impero Ottomano e dall’altra fu accomodante con l’Impero Austro-Ungarico.
Del resto, Ferdinando proveniva da quell’impero.
Questo lo spinse ad allearsi con gli Imperi Centrali (Impero Tedesco, Impero Austro-Ungarico ed Impero Ottomano) durante la I Guerra Mondiale.
Tuttavia, Ferdinando cercò di mantenere buoni rapporti con la Russia.
Cattolico, Ferdinando fece convertire il figlio, il futuro re Boris di Bulgaria, all’ortodossia. Era il 1896.
Questo fece reagire molto male la moglie e la Chiesa cattolica.
Per risolvere la questione, re Ferdinando I fece educare gli altri figli alla fede cattolica.
Nel 1918, Ferdinando abdicò e tornò a Coburgo.
Così, il figlio Boris divenne re Boris III di Bulgaria.
Il 25 ottobre 1530, re Boris III di Bulgaria sposò la figlia del re d’Italia Vittorio Emanuele di Savoia, la principessa Giovanna (13 novembre 1907-26 febbraio 2000).
La coppia si sposò ad Assisi, con una cerimonia cattolica, e poi si sposò con il rito ortodosso a Sofia.
I figli Maria Luisa (nata nel 1933) ed il futuro Simeone (nato nel 1937) furono allevati nella fede ortodossa.
Durante la II Guerra Mondiale, il re Boris III dichiarò la Bulgaria neutrale.
Tuttavia, in seguito il re dovette allearsi con la Germania e l’Italia fascista con una certa riluttanza, per avere la Macedonia, la quale fu spartita tra la Serbia e la Grecia.
Boris non volle dare il supporto incondizionato alla Germania.
Per questo motivo, non accettò la presenza di truppe tedesche sul suolo bulgaro.
Il 21 gennaio 1941 Boris firmò la Legge per la difesa della Nazione (Закон за защита на нацията – ЗЗН), un editto marcatamente antisemita che il Parlamento bulgaro aveva già approvato il 24 dicembre 1940.
All’inizio del 1943, i nazisti chiesero a Boris di deportare gli ebrei in Germania ma questo scatenò un risentimento del popolo bulgaro.
Il primo ministro Dimităr Josifov Pešev (1894-1973) e l’arcivescovo ortodosso Stefan fecero una grande manifestazione e la deportazione non ci fu.
Allora, la Germania fece delle promesse a re Boris.
Fu allora che il governo tedesco promise che, in caso di collaborazione, metà dei deportati sarebbe stata impiegata nel campo dell’agricoltura, mentre un quarto sarebbe stato impiegato come lavoratore semilibero e il rimanente quarto avrebbe avuto la possibilità di lavorare nelle industrie belliche della Ruhr .
Boris mal sopportava l’alleanza con la Germania e cercò di romperla.
Non si fidava dei tedeschi.
Così, il Governo bulgaro utilizzò i canali diplomatici svizzeri per consentire agli ebrei di fuggire nel Protettorato Britannico di Palestina (il futuro Stato di Israele) e in Argentina.
Tuttavia, dopo qualche tempo, Boris cedette ed acconsentì alla richiesta tedesca di estradare 11.343 ebrei della Tracia e della Macedonia occupate dalla Bulgaria.
Questi ebrei morirono a Treblinka.
Sebbene ritenesse Regno Unito e Stati Uniti d’America “simbolicamente distanti” e non fosse certo comunista, Boris non volle accondiscendere alla richiesta tedesca di attaccare l’Unione Sovietica, dato che molti bulgari avevano sentimenti russofili.
Del resto, la Bulgaria era (ed è) a maggioranza ortodossa.
Il 9 agosto 1943, il sovrano fu invitato a Rastenburg da Adolf Hitler.
L’incontro fu tormentato.
Tornato da quell’incontro, il sovrano iniziò a sentirsi male.
Ebbe un’insufficienza cardiaca e morì.
Il funerale fu celebrato nella cattedrale di Aleksandr Nevskij ed il corpo fu portato al monastero di Rila per la sepoltura.
La morte di re Boris fu misteriosa.
Probabilmente, il re fu avvelenato dai nazisti.
Secondo il diario dell’addetto diplomatico tedesco dell’epoca a Sofia, colonnello von Schönebeck, i medici Seitz ed Eppinger , che assistettero il re, ritennero che fosse stato ucciso dallo stesso veleno che Eppinger parrebbe aver rintracciato due anni prima nell’autopsia del primo ministro greco Metaxas.
Tuttavia, gli avvelenatori potrebbero essere stati gli stessi nazisti, con la complicità dei cognati Filippo d’Assia e Mafalda di Savoia.
Forse, Hitler voleva mettere sul trono bulgaro questi ultimi, eliminando un sovrano che era a lui scomodo?
Del resto, i re bulgari del XX secolo erano tutti di ascendenza tedesca.
Secondo altre versioni, Boris sarebbe stato ucciso dai comunisti.
La moglie, la regina Giovanna, accettò questa tesi.
Il figlio Simeone succedette a Boris.
Divenne re con il nome di Simeone II a soli sei anni.
Il reggente fu lo zio, il principe Kyril (1895-1935).
Questi fu ucciso per una sentenza di un tribunale del popolo.
Così, i comunisti si presero la Bulgaria.