Hibiscus/ L’ibisco

Hibiscus

Questa è la mia poesia scritta in maccheronico-siciliano e in italiano che è intitolata “Hibiscus”, ossia “L’ibisco”:

HIBISCUS

Aegyptius ciuri ca si varda…

accussì ntô lu virdi crisciri…

suttu quercum ancu…

ubi stari nun putissi…Hibiscus…

et suttu lu Suli stari poti…

accussì jancu, pulcher et duci…

sed di notti stissa mori.

L’IBISCO

Egiziano fior che si mira…

così ne ‘l verde crescer…

sotto la quercia anco…

ove a star non potrebbe…l’ibisco…

e sotto ‘l Sol star puote…

così bianco, bello e dolce…

ma di notte stessa muore.

Prima di commentare questa poesia, desidero fare un appunto.

Mi viene detto che io “sprechi energie” nello scrivere poesie, che la poesia sia inutile e c’è chi storce il naso per il fatto che io scriva poesie.

Desidero rispondere, facendo notare che il buon Dio fece ciascuno di noi con proprie caratteristiche.

Dunque, Dio commise degli errori o qualcuno pensa di poter giudicare il lavoro di Dio?

Come disse anche il Beato Carlo Acutis, ognuno nasce originale e muore fotocopia.

A mio padre, per esempio, non interessa la poesia ma gli piacciono altre cose.

Ma io non sono mio padre.

Io sono una persona diversa da mio padre, pur rispettando quest’ultimo.

La poesia è parte di me ed è qualcosa che sta dentro di me.

Inoltre, in questo mondo c’è tanta volgarità.

Mi è capitato di sentirmi dire: “Fai bene a stare da solo. L’importante è trombare!“.

Chiedo scusa per l’espressione.

La persona che mi ha detto ciò mi ha urtato parecchio. Non credo di avere molto piacere di parlare con lei.

Forse, ad essere sbagliato per questo mondo sono proprio io.

Dunque, prima di giudicare gli altri, bisogna riflettere.

Ora, commento la poesia.

Manco a dirlo, essa mi è stata ispirata dalla mia amica Eleonora, la mia musa ufficiale.

Ella ha raccontato di avere visto un ibisco nel parco del suo paese e ha dedicato la poesia a quel fiore originario delle terre della Siria e dell’Egitto.

L’ibisco si trovava sotto una quercia, quasi fuori dal contesto in cui potrebbe stare.

Senza volerlo, Eleonora ha ispirato me.

La debbo ringraziare del fatto di essere diventata mia amica e di continuare a darmi delle idee riguardo ai miei articoli e alle mie poesie.

L’ibisco ha un valore simbolico importate.

Infatti, si tratta di un fiore delicato che sboccia al mattino e che dura solo un giorno.

Inizia a sfiorire già nel pomeriggio e di notte si secca.

Dunque, il fiore simboleggia la bellezza fugace e poco duratura.

Un uomo che dona un ibisco alla sua amata lancia un messaggio inequivocabile riguardo alla bellezza di quest’ultima.

Addirittura, il fiore è considerato un pegno d’amore.

In alcuni Paesi, come la Corea del Sud, il fiore è considerato simbolo di amore eterno.

L’ibisco simboleggia anche la pazienza del corteggiatore e se in cambio si dona un fiore cangiante si comunica un rifiuto.

Un amante respinto comunica il suo dolore con un fiore rosso sangue.

Dunque, se dovessi innamorarmi o se dovessi trovare la donna in grado di farmi “capitolare”, saprei come comportarmi.

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