Il Carnevale, la Quaresima e la fede

Carnevale

Questo Carnevale sta volgendo al termine. Ricordo quando si facevano le feste col Comitato Manifestazioni Roncoferraro, associazione della quale sono segretario pro-tempore.

L’ultima volta in cui tale festa è stata fatta dal Comitato Manifestazioni Roncoferraro è stata nel febbraio 2020, poco prima della chiusura del nostro Paese per il Covid.

Tra l’altro, il 2020 è stato anche l’ultimo anno che mia madre ha vissuto con noi.

Il Carnevale è una festa storica e precede la Quaresima.

Il quadro del pittore fiammingo cinquecentesco Pieter Bruegel il Vecchio mette in contrapposizione il Carnevale con la Quaresima.

A differenza degli italiani del Rinascimento, l’uomo per Bruegel e per i nordici in generale non gode della fiducia datagli dalla filosofia e dalla protezione divina, ma è sopraffatto dalla Natura e rimpicciolito nella sua impotenza e nell’indifferenza generale. 

Guarda caso, i quel contesto nordico e poco legato al mondo latino nacque il protestantesimo.

Martin Lutero (1485-1546) era un monaco sassone.

Egli fu educato in un cattolicesimo austero e talvolta rozzo, un cattolicesimo ben lontano da quello italiano, il quale era anche intriso di filosofia.

Per certi versi, il Carnevale rappresentava quel mondo precristiano che venne cristianizzato.

Esso nacque seguendo i cicli della natura.

Il termine “carnevale” deriva dai vocaboli latini “carnem levare”, ossia “togliere la carne”.

Infatti, una volta, si usciva dall’inverno per andare verso la primavera e si dovevano consumare le scorte prima dei digiuni e dell’astinenza della Quaresima.

Nelle epoche passate non esistevano i frigoriferi.

Così, ciò diventava anche un modo per potersi divertire prima del periodo della Quaresima, un periodo che era molto sentito.

Se la Quaresima era (ed è) un periodo di penitenza, il Carnevale era (ed è) un periodo di divertimento.

Nel Medioevo e nel Rinascimento, tale festa fu molto sentita.

Ciò dava spazio a molta creatività.

Si poteva vedere un mondo alla rovescia.

Per esempio, c’erano popolani che si travestivano da vescovi e da nobili e (addirittura) preti che si travestivano da donne.

Nel XVI secolo, proprio con il protestantesimo, accadde qualcosa.

Nei Paesi che abbracciarono le idee protestanti, come Ginevra sotto Giovanni Calvino, fu imposta una politica austera anche sui costumi.

Guarda caso, Calvino puniva chi si travestiva.

Lo stesso avveniva anche nell’ambito puritano dell’Inghilterra.

Uno dei motivi per i quali re Carlo II fu detestato fu il clima quasi edonista che egli instaurò nella corte.

Infatti, nella visione protestante più radicale, il travestirsi è associato al demonio.

Anche i testimoni di Geova (i quali sono sempre di matrice protestante) associano tale festa al demonio, come riporta questo testo preso dal loro sito:

Carnevale: Secondo molti studiosi, anche questa festa che precede la Quaresima è di origine pagana. L’Encyclopædia of Religion and Ethics (op. cit.) spiega: “Le processioni ateniesi col carro a forma di nave erano fatte in onore del dio Dioniso. Il culto del dio Dioniso ebbe la sua controparte romana nei Baccanali, come anche nei Saturnali e nei Lupercali, feste che nel successivo periodo romano furono caratterizzate da sfrenati motteggi e licenziosità, ed erano in un certo senso una temporanea sovversione dell’ordine civile. Questo spirito generale, insieme a certi aspetti caratteristici, fu trasmesso in particolare al carnevale”. — Volume III, pagina 226“.

Addirittura, definire il Carnevale “sovversione dell’ordine civile” mi pare esagerato.

Anche nei Paesi rimasti cattolici, dopo il Concilio di Trento (1545-1563), ci fu un maggiore controllo sui cristiani, per frenare il diffondersi delle idee protestanti.

Questo limitò anche le manifestazioni carnevalesche.

Comunque, ciò non soppresse le feste.

Ricordiamo anche ciò che disse Papa Benedetto XVI sul Carnevale.

Il Papa definì tale festa manifestazione legata al sentimento di umanità cristiana e di gioia.

Del resto, non c’è nulla di male nel divertirsi e nello scambiarsi dei dolci poiché se manca la gioia non vale la pena di vivere la vita.

Guarda caso, il tasso di suicidi è maggiore nei Paesi protestanti che in quelli cattolici.

Anche questo deve farci riflettere.

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