Il Turismo delle Radici, un’iniziativa per gli italiani all’Estero e non

Turismo delle Radici

Prendo spunto da un articolo scritto da Simone Garbelli su “Italia chiama Italia” per parlare del Turismo delle Radici, iniziativa promossa dal Ministero degli Esteri.

Per la cronaca, anch’io scrivo su “Italia chiama Italia”.

Approvo iniziative di questo tipo, anche perché ho parenti amici residenti all’estero.

So che loro vogliono mantenere i contatti con l’Italia.

Il Turismo delle Radici serve a fare sì che gli italiani all’estero e i loro discendenti possano recuperare il rapporto con le radici delle loro famiglie.

Io conosco le storie dei nostri connazionali emigrati all’estero, delle loro fatiche e della loro opera.

Posso immaginare cosa significhi lasciare la propria terra e il proprio Paese per cercare un futuro migliore.

Purtroppo, ancora oggi si emigra dall’Italia.

Ricordo che dalla Provincia di Mantova, nella quale risiedo, se ne sono andate più di tremila persone in un anno.

La Provincia di Mantova è zona di quel Nord che era visto come la locomotiva d’Italia.

Se la gente scappa anche dal Nord è un problema.

Forse, l’iniziativa del Turismo delle Radici potrebbe rimettere in moto il settore del turismo qui in Italia.

Il nostro Paese ha nel turismo un settore vitale.

Penso, per esempio, al turismo culturale, a quello religioso e a quello eno-gastronomico.

Qui in Italia, ci sono parchi archeologici, castelli, chiese, monasteri, ville ed altri monumenti.

Ci sono prodotti agro-alimentari che sono di grande pregio.

L’Italia ha anche un grande patrimonio culturale.

Tutto ciò deve essere valorizzato e il Turismo delle Radici può servire a ciò.

Potrebbe anche stimolare un ritorno qui in Italia dei nostri connazionali emigrati e dei loro discendenti.

Per questo motivo, tale iniziativa deve essere valorizzata e si debbono coinvolgere gli italiani all’estero.

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