La cancellazione della nostra cultura, la nostra fine

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Il tema che sto per trattare è collegato a quello del libro che ho appena pubblicato in versione cartacea e parla della cancellazione della nostra cultura.

Il libro pubblicato in versione cartacea è quello intitolato “I lupi travestiti da agnelli“, il libro che tratta la storia del fabianismo, il movimento sorto nel Regno Unito del XIX secolo che punta a fare diventare dominante il socialismo attraverso le vie legali.

Del resto, il Regno Unito è l’Officina del mondo.

Quello che accade in quel Paese si riflette anche da noi.

In poche parole, il fabiani non usano il metodo rivoluzionario, come il bolscevismo sovietico, ma ricorrono all’occupazione dei gangli vitali della società, come le fabbriche, le università e le scuole.

Proprio il mondo della cultura è cruciale.

Ricordo la storia dell’affresco della basilica di San Petronio di Bologna con l’affresco raffigurante Maometto all’Inferno.

Ora, tale affresco medievale è ispirato alla Divina di Commedia di Dante Alighieri, opera che certi progressisti non vorrebbero che si insegnasse nelle scuole.

Essi non vorrebbero che tale opera fosse insegnata perché la ritengono “islamofoba” e “omofoba”.

Qui sta la volontà di cancellazione che i progressisti hanno.

Essi vogliono cancellare la nostra cultura, in nome della “tolleranza”.

Certo, il loro concetto di “tolleranza” non vale per chi la pensa diversamente da loro.

Oggi, vogliono cancellare Dante Alighieri.

Domani, vorranno cancellare l’affresco della basilica bolognese, il quale è ispirato all’opera dantesca?

Dopodomani, vorranno anche abbattere gli edifici di epoca fascista, perché ritenuti ricordi di quel periodo?

Questa è la cancellazione della storia.

Cancellando la storia, si cancella la società.

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