La cultura, il sapere e il lavoro

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Faccio una riflessione circa il ruolo del sapere e della cultura in questa società che si sta dimostrando malata, per non dire marcia.

Faccio questa riflessione dopo avere visto un video (segnalatomi su WhatsApp dall’amico Morris Sonnino) in cui il defunto presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi ha parlato del ruolo del sapere, dello studio e dell’impegno da profondere in quest’ultimo e dopo avere scritto un articolo su “La Civetta” dedicato al tema.

Nell’ultimo esame di Stato, tutti sono risultati promossi anche se con una media voti piuttosto bassa.

Un altro dato interessante è il fatto che i voti più alti si siano riscontrati al Sud.

Tutto questo deve farci riflettere circa la nostra situazione e il ruolo della cultura nella nostra società.

Oggi, la scuola non boccia più e non fa più selezione.

Dunque, la scuola è diventata un diplomificio e non più un luogo in cui apprendere delle discipline che serviranno anche ad un futuro lavoro.

Abbiamo molti giovani che non hanno molte nozioni e che non sanno compiere un lavoro.

Infatti, una scuola che non seleziona e che non trasmette cultura fa sì che i giovani che da essa escono siano inetti.

Il fatto che al Sud ci siano voti più alti è un sintomo non di poco conto della brutta situazione nella quale ci troviamo.

Essendo io nato e residente al Nord, anche se sono di origini meridionali, mi farò qualche nemico dopo avere espresso ciò che sto per esprimere.

Io penso che molti ragazzi del Nord abbiano meno fame di sapere e di cultura di quelli del Sud.

Questo è un paradosso, visto che il Sud è ritenuto più arretrato del Nord.

Io credo che molti ragazzi del Nord vivano ancora troppo bene per sentirsi indotti ad arricchirsi culturalmente.

Magari, hanno il nonno e paparino che danno a loro qualcosa.

La scuola non seleziona.

Inoltre, al Nord si considera il lavoro come estraneo alla formazione.

Per esempio, l’avere un diploma in ragioneria non implica il fare il ragioniere.

Così, un diplomato in ragioneria può andare a lavorare in un supermercato o fare il magazziniere, pur di prendere subito dei soldi, restando in loco.

Invece, un ragazzo del Sud che vuole “diventare qualcuno”, può sentirsi indotto a “scalare le posizioni” e perciò può avere più motivazioni nello studio, anche per non deludere i propri cari.

Un ragazzo del Sud è disposto ad emigrare pur di fare il lavoro per il quale ha studiato.

Del resto, studiare comporta dei sacrifici.

Purtroppo, tanti ragazzi del Sud sono emigrati dalle loro terre e molti di loro sono fuggiti all’estero pur di coronare i loro sogni.

Per contro, al Sud vi è anche una maggiore mortalità scolastica.

Sia chiaro, non voglio fare delle polemiche e non voglio insultare nessuno ma è ciò che percepisco.

Questo è allarmante.

Sentire dei ragazzi dire di non conoscere Dante Alighieri e altri personaggi importanti per la nostra storia è agghiacciante.

Certo, serve anche la pratica e non solo la grammatica.

Anzi, io sarei favorevole, per esempio, a far fare ai ragazzi dei tirocini nelle aziende durante il periodo di studi.

La valutazione dei tirocini dovrebbe essere parte di quella finale.

Però, il livello di analfabetismo che c’è tra i giovani è preoccupante.

Non essere avvezzi al sapere significa non avere un bagaglio culturale e non avere un bagaglio culturale significa avere meno senso critico e meno possibilità di compiere un lavoro nel migliore dei modi e di avanzare a livello di carriera.

Questa è la mediocrità che sta uccidendo la nostra società.

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