La lettera perduta

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Una volta, la tecnologia non c’era ma c’era il piacere di ricevere una lettera da un congiunto che poteva essere un parente o un amico.

Prendo spunto da un articolo del blog “Il secondo mestiere” per fare questa riflessione, che condivido con voi.

Come foto che correda questo articolo ho messo un biglietto che mi fu mandato qualche anno fa dalla mia amica Stephanie dall’Uruguay.

Così, prendo due piccioni con una fava, visto che, oggi, in Uruguay si festeggia la nascita del locale eroe nazionale José Gervasio Artigas (19 giugno 1764-23 settembre 1850).

Come ho scritto prima, una volta non c’erano Facebook, Twitter, WhatsApp ed altri social network ma c’era il piacere di ricevere qualcosa di tangibile come una lettera.

Oggi, purtroppo, la comunicazione è diventata volatile.

Al posto della lettera, vi è l’SMS o il messaggino via WhatsApp o via Messenger.

In tutto ciò vi è un paradosso.

Certamente, la comunicazione è più veloce.

Io posso comunicare immantinente con Stephanie, che sta in Uruguay, con la mia amica che risiede in Spagna e con altre persone che sono lontane da me chilometri e chilometri.

Però, si tratta sempre di messaggi brevi ed effimeri.

In una lettera, una persona può scrivere di argomenti complessi.

Una lettera può dire molto.

Può trasmettere emozioni.

Invece, il messaggino su Messenger o su WhatsApp (di solito) è breve e dice poco o nulla.

Questo è triste.

Qualcuno potrebbe obiettare dicendo: “Oggi, si possono mandare anche i messaggi vocali“.

Ciò è vero ma si tratta sempre di qualcosa di effimero e che può sempre essere cancellato.

Basta un click col mouse o una passata di dito sullo schermo del telefonino e il messaggio si cancella.

Invece, a meno che non la si distrugga, una lettera rimane.

Inoltre, con la tecnologia si è anche disimparato a scrivere.

Non mi riferisco solo alla grafia ma anche all’ortografia.

Per esempio, in un messaggio su WhatsApp, una parola può essere sostituita da un emoji.

Questo è un disincentivo alla scrittura.

Purtroppo, gli effetti nefasti di ciò si vedono.

Si vedono dei ragazzi incapaci di scrivere.

Commettono errori di ortografia veramente grossolani, errori che non commetterebbero neppure i bimbi di prima elementare.

Anche questo è un segno del declino della nostra società.

Forse, faremmo meglio a spegnere i telefonini, a prendere carta e penna e scrivere.

Così, anche il servizio postale (che oggi lascia molto a desiderare) potrebbe migliorare.

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