La regina Elisabetta I e il cattolicesimo: un rapporto difficile

regina Elisabetta I

La regina Elisabetta I d’Inghilterra (7 settembre 1533-24 marzo 1603) ebbe un rapporto difficile col cattolicesimo e ciò si vide nel tempo.

Nel mio ebook intitolato “Il totalitarismo inglese del XVI secolo“, ho trattato la storia della regina in questione.

Figlia di re Enrico VIII e della sua seconda moglie Anna Bolena, Elisabetta ricevette un’educazione protestante.

Dunque, fin dal primo momento non aveva un buon rapporto col cattolicesimo.

Fu legata all’ultima moglie di re Enrico VIII, Caterina Parr, la quale era protestante.

Durante il regno della sorellastra cattolica, la regina Maria I, Elisabetta si finse cattolica ma mantenne il suo credo protestante.

Nel novembre 1558, Maria morì ed Elisabetta divenne regina col nome di Elisabetta I.

Ella promise che non sarebbe stato cambiato nulla in fatto di religione.

Infatti, Maria cercò di ripristinare il cattolicesimo, dopo lo scisma di re Enrico VIII e il protestantesimo di re Edoardo I.

Elisabetta promise che nulla sarebbe stato toccato ma ci furono dei segnali che dissero il contrario.

Nell’abbazia di Westminster, la quale all’epoca era ancora un monastero cattolico, la regina Elisabetta I criticò una processione di monaci, dicendo: “Allontanate quelle torce perché vediamo molto bene“.

Durante la messa di Natale del 1558 che si celebrò nella cappella reale, il vescovo di Carlisle Owen Oglethorpe elevò l’ostia senza il consenso della regina.

Egli fece ciò nonostante la contrarietà della regina, la quale fu avvisata prima e se ne andò prima della consacrazione del pane e del vino.

Infatti, l’elevazione dell’ostia era (ed è) una pratica cattolica.

La regina fu piuttosto seccata da ciò.

I fatti furono riportati dall’ambasciatore del Ducato di Mantova.

Quando fu incoronata, il 15 gennaio 1559, il vescovo Oglethorpe presiedette l’incoronazione e unse la regina ma l’Eucaristia fu celebrata dal suo cappellano personale.

Così, nel 1559, ella ripristinò l’Atto di Supremazia del padre e reintrodusse parte dei cambiamenti introdotti da re Edoardo VI.

Tuttavia, la nuova Chiesa anglicana nacque come una via di mezzo tra cattolicesimo e protestantesimo.

Furono rotti nuovamente i legami tra la Chiesa inglese e Roma.

La Chiesa inglese tornò sotto il controllo regio, anche se la regina si proclamò “Governatrice Suprema” (e non “Capo Supremo”) poiché era una donna.

Fu abolito nuovamente il celibato del clero e fu reintrodotta la liturgia in inglese.

Ci furono anche la riduzione a due dei sacramenti e l’abolizione della transustanziazione dell’Eucarista.

I monasteri furono di nuovo sciolti e fu abolito anche il culto della Vergine Maria e dei santi.

Tuttavia, mantenne anche molte pratiche cattoliche, come l’episcopato, la Successione apostolica e l’uso di paramenti nella liturgia.

L’idea fu quella di unire gli Inglesi sotto un’unica Chiesa.

Questa cosa non piacque ai protestanti radicali, i quali si staccarono e formarono una loro Chiesa, la Chiesa puritana.

Molti cattolici accettarono di frequentare le liturgie anglicane, rimanendo segretamente legati al Papa e alla Chiesa cattolica.

Altri cattolici, invece, non accettarono ciò e divennero “ricusanti”.

Questi ultimi furono puniti col pagamento di una multa di 20 £.

I cattolici ricusanti e molti di quelli che pubblicamente partecipavano alle liturgie anglicane si organizzarono in una Chiesa sotterranea.

Tuttavia, questa iniziativa perse di consenso perché molti dei cattolici che frequentavano le liturgie anglicane si aggregarono alla Chiesa anglicana e perché i preti cattolici furono sempre meno.

La Chiesa cattolica inviava preti in Inghilterra ma man mano che i rapporti tra la regina e il Papa peggioravano peggiorava anche la situazione dei cattolici inglesi.

Ci furono persecuzioni e morti e l’Inghilterra fu persa per la Chiesa cattolica.

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