La Rivoluzione, un espediente per cambiare il governo che però…

Rivoluzione

Il 14 luglio 1789 ci fu la presa della Bastiglia, momento culmine della Rivoluzione francese, la quale pose fine all’Ancien Régime.

Ora, ci sarebbe da porsi questa domanda: la rivoluzione porta veramente dei cambiamenti?

La realtà è un po’ più complessa di quanto ci si possa immaginare.

Che tra i rivoluzionari vi siano coloro che, in totale buona fede, credono nella loro causa per migliorare le vite delle persone è vero.

Questo avvenne nella Francia del XVIII secolo come in altre realtà e in altre epoche.

Però, spesso e volentieri, la Rivoluzione altro non è che un cambio di governo e di gruppi di potere.

Prendiamo, per esempio, la Rivoluzione francese.

Essa portò libertà?

La risposta è no.

Essa pose fine all’assolutismo monarchico ma poi assunse delle derive apertamente illiberali.

Penso alla Costituzione Civile del Clero del 1791, la quale impose ai sacerdoti il giuramento.

Poi, la situazione degenerò.

Nel 1792, re Luigi XVI fu arrestato con la sua famiglia e fu imposto il regime del Terrore giacobino.

Dunque, da uno Stato monarchico assoluto si passò ad una dittatura.

Ci fu una politica di persecuzione ai danni della Chiesa e dei dissidenti politici.

Questo avvenne per la sostituzione di un gruppo di potere, quello monarchico, con un altro, il gruppo di potere dei giacobini.

Dopo il Terrore giacobino e il Direttorio, la Rivoluzione permise ad un generale corso di nome Napoleone Bonaparte di prendere il potere il 9 novembre 1799.

Ebbe ragione George Orwell (1903-1950), quando scrisse il suo celebre romanzo “La fattoria degli animali”, un romanzo distopico nel quale gli animali di una fattoria si ribellarono al fattore e fecero una rivoluzione.

I maiali, poi, assunsero il potere e instaurarono una dittatura.

Mi viene in mente la città svizzera di Ginevra.

Nel 1533, i protestanti ginevrini si ribellarono al vescovo Pierre de la Baume, assaltando la cattedrale.

Il vescovo dovette lasciare la città nel 1536 mentre arrivò lì il teologo protestante Giovanni Calvino.

Questi creò uno Stato teocratico intollerante, mettendo le vite dei cittadini in mano al Concistoro, un organo politico-religioso che decideva ogni cosa.

Non parliamo poi della Rivoluzione russa e di altri eventi simili.

Dunque, si può dedurre che le rivoluzioni siano espedienti atti a cambiare i governi ma ciò non corrisponde ad un miglioramento delle vite delle persone, anche perché una rivoluzione non può essere fatta senza l’appoggio ai rivoluzionari di parte di coloro che fanno parte del sistema preesistente.

Questa è la storia.

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