Italia senza visione comune

Queste sono le parole famose scritte da Dante Alighieri (nel canto VI del Purgatorio) sull’Italia:

Ahi serva Italia, di dolore ostello,
nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!
“.

Se ad un francese, di qualunque parte della Francia, si parlasse male del proprio Paese, la sua risposta sarebbe molto dura.

Lo stesso accadrebbe se si parlasse male degli Stati Uniti d’America ad un americano o se si denigrasse la Spagna di fronte ad uno spagnolo.

Invece, qui in Italia avviene una cosa diversa.

Un torinese parla bene della propria città e lo stesso fanno un milanese, un veneziano, un fiorentino, un romano o un napoletano delle rispettive città.

Però, tutti parlano male dell’Italia come Paese.

Un milanese si sente prima di tutto milanese e dice: “Come si vive a Milano non si vive da nessuna parte“.

Un bolognese si sente prima di tutto bolognese e dice: “La nostra città è tra le prime per consumo culturale“. 

Un fiorentino dice: “Firenze è la culla del Rinascimento“.

Un romano si sente prima di tutto romano e dice: “Roma fu “caput mundi” ed è la capitale d’Italia“.

Un palermitano dice: “Palermo fu capitale del Regno di Sicilia e la nostra città ha la storia“. 

Tuttavia, sembra che non si ami l’Italia.

Quando si parla dell’Italia, si parla di “corruzione” e “inefficienza”.

A noi italiani manca una visione di insieme.

Non ci si rende conto, per esempio, che se una parte del nostro Paese affondasse, saremmo destinati ad affondare tutti, da nord a sud.

Paradossalmente, gli italiani all’estero si sentono italiani, a prescindere dal fatto che si sia di origini lombarde, emiliane, laziali o siciliane.

Invece noi italiani che stiamo qui in  Italia tendiamo a voler sottolineare l’essere lombardi, piuttosto che veneti o siciliani.

Nel caso di una regione come l’Emilia Romagna si tende a fare la distinzione tra emiliani e romagnoli. 

Quindi, se per esempio, se definisse “emiliano” un ravennate, quest’ultimo direbbe: “No, io sono romagnolo!“.

Del resto, la Romagna ha una sua storicità che è distinta da quella dell’Emilia.

Persino sulle sagre, noi italiani ci dividiamo.

Basta vedere qui a Roncoferraro, in Provincia di Mantova, dove ci sono otto campanili e otto comitati di Paese.

Talvolta, il campanilismo è veramente eccessivo.

Lo stesso discorso vale anche quando si tratta i Comuni limitrofi.

Io vivo a Roncoferraro e sono anche segretario pro-tempore del locale comitato di paese ma non ho difficoltà a riconoscere il fatto che il risotto che fanno a Villimpenta sia molto buono.

Si tratta di un risotto diverso ma è molto buono, com’è buono anche quello di Castel d’Ario.

Sono preparazioni differenti tra loro.

Piuttosto che il gretto campanilismo, preferisco una sana rivalità.

Da questa concezione del nostro Paese nascono tanti problemi.

Le distinzioni tra realtà cittadine e regionali possono essere una ricchezza ma esse sono usate per dividere e ognuno pensa al suo orticello.

Basta pensare, per esempio, alla questione delle infrastrutture che non si fanno. 

Se pensassimo più come italiani e meno con certi particolarismi, questo Paese sarebbe migliore.

Le differenze all’interno dell’Italia sono una ricchezza.

L’uniformità porta solo impoverimento.

L’Italia ha tante culture al suo interno.

Tali culture sono figlie della storia.

La presenza di tali culture è una ricchezza ma sembra che tanti non lo vogliano capire.

Così, si va avanti come degli straccioni.

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