Le eresie cinquecentesche nella zona di Bergamo

eresie

Nel XVI secolo, la zona di Bergamo fu caratterizzata da movimenti religiosi che furono definiti eresie.

Una situazione simile era presente in tutta l’area lombarda e nell’Italia settentrionale.

La zona di Bergamo faceva parte della Repubblica di Venezia, una repubblica cattolica che però ebbe una certa ostilità verso Roma.

C’erano movimenti che proponevano di riformare la Chiesa.

Alcuni di questi furono apertamente luterani ed altri volevano riformare la Chiesa senza abbandonare la tradizione cattolica.

Le idee religiose circolavano grazie ad alcuni frati come i francescani.

Tra il 26 luglio 1547 e il 13 maggio 1558, operò a Bergamo il vescovo Vittore Soranzo (26 luglio 1500-13 maggio 1558).

Questi faceva parte del movimento degli Spirituali, un movimento che aveva le idee di Juan de Valdes, teologo spagnolo che sosteneva che la Chiesa dovesse essere riformata anche secondo principi luterani senza arrivare ad una rottura con Roma.

Questo movimento nacque a Napoli, ove il teologo spagnolo visse, operò e morì, ma poi costituì un circolo a Viterbo che faceva capo al cardinale inglese Reginald Pole (nell’immagine, 12 marzo 1500-17 novembre 1558).

Il circolo era chiamato Ecclesia Viterbiensis e di esso facevano parte uomini della Chiesa, come il cardinale Pole, nobili (come Giulia Gonzaga e Galeazzo Caracciolo) e persino artisti.

Tra questi ultimi, merita di essere ricordato anche Michelangelo Buonarroti.

L’Inquisizione, che faceva capo al cardinale Gian Pietro Carafa, il futuro Papa Paolo IV, riteneva che l’Ecclesia Viterbiensis fosse luogo di eresie.

Nato in una famiglia nobile ma non ricca della Repubblica di Venezia, Soranzo era il cappellano del cardinale Pole, il quale fu dato per papabile nel conclave del 1549 ma il cardinal Carafa lo sospettò di eresia, impedendogli di essere eletto Papa.

Il cardinale Pole aveva dei guai col suo sovrano, re Enrico VIII, che lo voleva morto per la sua non adesione allo scisma, e col cardinale Carafa, il quale lo sospettava di eresia.

In realtà, egli era di cultura erasminiana.

Nel 1547, Soranzo divenne vescovo di Bergamo, in quanto coadiutore del suo predecessore, il cardinale Pietro Bembo.

Durante il suo viaggio alla volta di Bergamo, Soranzo portò con un testo del teologo luterano Filippo Melantone intitolato “De functione episcopi”.

Il libro gli fu regalato dall’amico luterano fanese Guido Giannetti, nella sua sosta a Brescia.

Giannetti operava per conto di re Enrico VIII per un’alleanza tra l’Inghilterra e gli Stati protestanti tedeschi.

Arrivato a Bergamo, Soranzo trovò una diocesi poverissima e quasi allo sbando.

Provincia poverissima, quella di Bergamo, i cui 120.000 abitanti traevano sostentamento dagli scarsi salari dell’artigianato tessile, dalla coltivazione della vite, dall’insufficiente produzione cerealicola e dall’emigrazione a Venezia, flagellati dalle scorrerie degli eserciti invasori, dalle carestie, dalla pellagra, quando non dalla peste, e dalle tasse della Serenissima.

Il clero non conduceva una vita esemplare.

I preti non erano adeguatamente formati e molti di loro vivevano in concubinato.

Praticavano l’usura e non vestivano l’abito talare.

Le relazioni delle visite pastorali riportavano ciò ma non ci sono prove reali di una situazione di questo tipo.

l 12 novembre 1544 il Soranzo emanò l’editto Ceremoniae servandae in cathedralibus ecclesiis Bergomi quando reverendissimus episcopus principalis celebrat, nel quale si limitava a chiedere l’osservanza di una minima disciplina durante le cerimonie liturgiche, seguito dall’Edictum generale del 3 dicembre, nel quale venivano vietati tutti gli abusi che aveva potuto riscontrare durante le sue visite pastorali.

Promosse l’istruzione dei fedeli in volgare.

Tuttavia, fece anche altro.

Impose ai parroci di possedere una Bibbia e di studiarla, secondo il principio luterano del “sola Scriptura”.

Sostituì i vecchi parroci con altri nuovi.

Questi ultimi, però, erano luterani.

Esempi furono padre Gian Pietro Faceti, il quale divenne parroco di Alzano, e padre Omobono Asperti, il quale divenne parroco della parrocchia bergamasca di Sant’Alessandro in Colonna. .

Questi due prelati erano sposati, ciascuno con un’ex-monaca.

Il vescovo ordinava segretamente libri condannati come eretici.

Nei conventi femminili, sostituì i libri devozionali con quelli valdesiani ed eterodossi, come il Beneficio di Cristo, libro scritto dal monaco mantovano Benedetto Fontanini.

Dunque, la Diocesi di Bergamo divenne uno dei centri di diffusione del protestantesimo in Italia, anche se il vescovo praticava il nicodemismo.

Fu sospettato di eresia ma in un primo tempo si salvò grazie ad un intervento di Papa Giulio III (Giovanni Maria Ciocchi del Monte, 10 settembre 1487-23 marzo 1555) ma poi le cose cambiarono.

Infatti, il successore di Giulio III fu il cardinale Marcello Cervini degli Spannocchi, Papa Marcello II, ma durò solo 22 giorni.

Il successore di Papa Marcello fu il cardinale Gian Pietro Carafa, il quale assunse il nome papale di Paolo IV.

Il nuovo Papa decise di debellare gli Spirituali.

Volle condannare il cardinale Pole ma questi si trovava in Inghilterra, protetto dalla regina Maria I, la quale lo scelse per restaurare il cattolicesimo nel suo Paese.

Il cardinale Giovanni Morone (25 gennaio 1509-1° dicembre 1580) fu imprigionato.

Pole e Morone erano protettori di Soranzo.

Il Papa passò all’attacco contro Soranzo.

Nel 1557, il vescovo finì sotto processo.

Fu condannato ma la Serenissima non lo consegnò a Roma, in quanto patrizio della Repubblica di Venezia.

Così, rimase contumace.

Gravemente malato, Soranzo morì a Venezia il 14 maggio 1558.

I suoi successori dovettero applicare ciò che fu decretato dal Concilio di Trento (1545-1563) per riportare la diocesi bergamasca all’ortodossia cattolica.

Certamente, la zona bergamasca fu terra feconda per movimenti che portarono dottrine che divennero vere eresie, sia per la contiguità con quell’Europa centrale, che fu epicentro del protestantesimo, sia per i travagli interni.

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