L’Occidente muore perché muore la sua cultura

Occidente

Oramai, è un dato di fatto: l’Occidente sta morendo perché sta morendo la sua cultura, con tutti i valori che da essi derivano.

Riporto questo stralcio di un articolo scritto da Michele Marsonet su “Atlantico Quotidiano“:

Da esso giunge pure la risposta al problema della crisi della civiltà occidentale e del suo avvenire, risposta che si fonda sulla possibilità di una predeterminazione della storia in base allo sviluppo che ogni civiltà non può non percorrere per i caratteri essenziali del tipo di cui fa parte. Il futuro dell’Occidente può venir previsto proprio perché la civiltà occidentale seguirà un cammino conforme a quello di tutte le altre e imposto dalla necessità organica del destino. Il tramonto dell’Occidente, così considerato, designa nientemeno che il problema della “civiltà-in-declino”.

Si pone qui una delle questioni fondamentali di ogni storia superiore. Che cosa è la “civiltà-in-declino”, intesa come conseguenza logico-organica, come compimento e conclusione di una civiltà? Una volta stabilito che inevitabilmente ogni civiltà termina in una “civiltà in declino” (“Zivilisation”), e che questa significa l’esaurirsi del suo complesso di possibilità, succedendo alla fase creativa come il divenuto segue al divenire, e la morte alla vita, il destino dell’Occidente è con ciò stesso determinato in maniera precisa, esauriente, definitiva. L’Occidente è ormai entrato nella fase della “civiltà-in-declino”, e pertanto è prossimo al suo tramonto: esso sta per terminare la sua vita e per ritornare nell’ambito dell’umanità primitiva.

Sono note le critiche neopositiviste (in particolare da parte di Otto Neurath) e di Karl Popper alla filosofia della storia di Spengler. Eppure, leggendolo, si avverte un senso d’inquietudine difficile da reprimere. Poiché risulta pur vero che nascita, apogeo, declino e morte di grandi civiltà formano l’ossatura stessa della storia (o, almeno, di quella umana). Può darsi che la scelta del termine onnicomprensivo “civiltà” non sia felice, ed è anche plausibile pensare che la pretesa di determinare in modo esatto le varie fasi della sua parabola sia eccessiva. Ciò non elimina la sensazione di trovarsi di fronte a un problema reale, ineludibile nonostante il linguaggio spesso barocco ed eccessivo utilizzato da Spengler per tematizzarlo“.

Questo articolo può fare il paio coi miei due libri intitolati “Politicamente corretto: siamo alla fine della nostra civiltà” e “L’Europa stanca di Cristo”.

Il secondo di questi libri è in due versioni: ebook e cartacea.

La morte dell’Occidente parte dalla morte della sua cultura.

Purtroppo, si è affermata in Occidente una certa ideologia che ha distrutto ogni autostima degli occidentali.

Secondo l’ideologia in questione (della quale ho scritto nel mio libro intitolato “I lupi travestiti da agnelli“) l’uomo occidentale deve “sentirsi in colpa” di tutti i mali degli altri.

Per fare ciò, deve abbattere i simboli della sua cultura e della sua storia.

Questo è un dato di fatto.

Per esempio, noi Occidentali dobbiamo “sentirci in colpa per le Crociate”.

Con le Crociate, infatti, noi Occidentali avremmo fatto del male ai “poveri islamici indifesi”, secondo quel tipo di pensiero prima descritto.

La realtà dice una cosa ben diversa.

Infatti, nel 1071, i Turchi Selgiuchidi tolsero l’Anatolia all’Impero Romano d’Oriente e minacciarono Costantinopoli.

I Turchi giunsero anche a Gerusalemme e, essendo meno tolleranti degli Arabi, perseguitarono i fedeli cristiani.

Questo viene detto in maniera sottintesa e non esplicita, forse per “paura di offendere gli studenti islamici”.

Però, la storia non si cambia.

Si criminalizza l’Occidente per il colonialismo.

Però, anche gli Arabi, i Turchi ed altre civiltà colonizzarono e sottomisero terre.

Ora, quell’ideologia Woke che proviene dagli Stati Uniti d’America, vuole stravolgere la lingua, rendendola “inclusiva”.

Dunque, si si vogliono togliere i termini che indicano i generi come “uomo”, “donna”, “padre”, “madre”, “maschio”, “femmina” , “lei,”, “lui”, “egli”, “ella” eccetera, per essere “inclusivi”.

Si vogliono anche togliere quei simboli di “maschilismo” perché (sempre secondo l’ideologia prima descritta) la donna deve essere “pari all’uomo” in tutto e per tutto, quando i fatti ci dicono qualcosa di diverso.

La donna, infatti, deve avere gli stessi diritti dell’uomo ma non è uguale all’uomo perché con quest’ultimo si completa.

Due cose uguali in tutto e per tutto non possono essere complementari.

Anche la natura lo dice.

Basta pensare al discorso del lampadario e della lampadina.

Da ciò nascono quelle ideologie che oggi stanno portando alla distruzione della famiglia e alla denatalità.

Del resto, anche il marxismo attacca la famiglia, definendola una forma di sottomissione della donna.

La famiglia è quell’istituzione che ha un’identità e ciò cozza con una certa logica statalista.

Tutto ciò sta portando al declino dell’Occidente.

Un Occidente senza più una sua cultura e una sua identità è destinato a soccombere di fronte ad altri.

Si riuscirà a capire ciò e a cambiare rotta prima di giungere al punto di non ritorno?

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