Re Enrico VIII, l’amore, la follia

Re Enrico VIII

Re Enrico VIII disse queste parole alla sua futura moglie Anna Bolena, nell’anno di grazia 1527:

Mia Signora e Amica, ci mettiamo nelle vostre mani – io e il mio cuore – e vi supplichiamo e ci raccomandiamo ai vostri favori, perché l’assenza non diminuisca l’affetto che provate per noi.

Sarebbe infatti una gran pena accrescere la nostra sofferenza, che già l’assenza basta ad aumentare, ben più di quanto mai avrei pensato possibile.

Mi viene in mente un assunto della scienza astronomica, ovvero, che più i giorni si allungano, più s’ allunga la distanza del Sole; epperò, tanto più rovente è il calore.

Così è col nostro amore, che malgrado la lontananza conserva il suo calore.”

Re Enrico VIII rivolse queste parole ad Anna Bolena nel 1527 e ciò non fu un caso.

In quell’anno, il re inglese capì che l’allora moglie Caterina d’Aragona non poteva dargli dei figli.

Il re voleva un figlio maschio che gli avrebbe garantito la certezza di avere una continuità dinastica.

Così, volle rimpiazzare la propria sposa con Anna Bolena, la quale era più giovane.

Tuttavia, Anna non volle vivere come concubina ma come moglie del re.

Così, il re spinse per fare annullare il matrimonio ma vi erano degli ostacoli.

Infatti, nel 1527, Roma fu saccheggiata e Papa Clemente VII si trovò alla mercé dell’imperatore del Sacro Romano Impero Carlo V.

Questi era nipote di Caterina e di sicuro non voleva che la zia divorziasse dal re, anche perché aveva qualche mira sull’Inghilterra.

Dunque, non vi era solo il dogma cattolico dell’indissolubilità del matrimonio ma anche la ragione politica.

Così, avvenne che la Curia romana non annullò il matrimonio ma re Enrico VIII non mollò.

Nel 1532, l’arcivescovo di Canterbury William Warham morì.

Spinto dal ministro filo-protestante Thomas Cromwell, il re propose come nuovo arcivescovo Thomas Cranmer.

Cranmer era filo-protestante ed era anche sposato segretamente con la nipote del teologo luterano Andreas Osiander, mentre si trovava a Norimberga.

Per la cronaca, quando seppe della sua nomina ad arcivescovo, Cranmer si trovava a Mantova, come diplomatico al seguito dell’imperatore.

L’imperatore era in ottimi rapporti coi Gonzaga, come anche re Enrico VIII.

Nel 1533, Cranmer divenne arcivescovo di Canterbury e la prima cosa che egli fece fu annullare il matrimonio tra re Enrico VIII e Caterina d’Aragona e benedire le nozze (celebrate precedentemente) tra il re e Anna Bolena.

Fece tutto ciò senza l’autorizzazione papale.

Caterina fu allontanata dalla corte e fu costretta ad andare nel castello di Ampthill.

Non poté più vedere la figlia Maria (1516-1558).

Morì nel castello di Kimbolton il 6 gennaio 1536, probabilmente a causa di un tumore.

Il divorzio e il secondo matrimonio del re portarono alla scomunica sua, di Cranmer e di Cromwell da parte del Papa.

Nel novembre 1534, ci fu l’atto finale di una serie di provvedimenti antipapali.

Re Enrico VIII fece votare dal Parlamento l’Atto di Supremazia, l’atto con il quale recise i rapporti tra la Chiesa d’Inghilterra e Roma.

Il re assunse il controllo sulla Chiesa inglese e sembrò che la politica religiosa dell’Inghilterra prendesse un indirizzo protestante, viste le simpatie di Anna per le idee di Lutero.

Comunque, poco prima del matrimonio, Anna diede a re Enrico VIII una figlia di nome Elisabetta (1533-1603).

Non gli diede altri figli e il re si invaghì di un’altra donna: Jane Seymour.

Così, dovette trovare un modo per sbarazzarsi di Anna e lo fece facendola accusare di stregoneria, di adulterio e di incesto col fratello George.

Anna fu condannata a morte e la sentenza fu resa effettiva il 19 maggio 1536.

Re Enrico VIII sposò Jane Seymour il 30 maggio 1536.

Il 12 ottobre 1537, Jane diede al re il figlio maschio (il futuro re Edoardo VI) ma morì di parto il dodici giorni dopo.

Intanto, la salute fisica e mentale del re peggiorava.

Lo Scisma anglicano portò alla morte personaggi illustri, come il vescovo Giovanni Fisher e il politico Tommaso Moro, e più andava avanti, più il carattere del re peggiorava.

Il re si sposò altre tre volte.

Il 6 gennaio 1540, sposò Anna di Clèves, ma il suo matrimonio fu annullato il 9 luglio dello stesso anno.

Dopo Anna, il 28 luglio 1540, il re sposò Caterina Howard ma il matrimonio finì con la decapitazione della sposa il 13 febbraio 1542.

Il 12 luglio 1547, re Enrico VIII sposò Caterina Parr.

Quest’ultima accompagnò il sovrano fino alla morte di lui, la quale avvenne il 27 gennaio 1547.

Rimasta vedova, sposò il barone di Sudley Thomas Seymour nel maggio dello stesso anno.

Morì di parto il 5 settembre 1548.

Durante il suo regno, re Enrico VIII peggiorava nella salute fisica e mentale.

Divenne obeso e calvo e l’amministratore saggio dei primi anni lasciò il posto ad un uomo iracondo e pronto a mettere chiunque.

Condannò a morte dissidenti religiosi (protestanti e cattolici) e due delle sue sei mogli.

Anche Thomas Cromwell finì decapitato nel 1540.

La sua morte non soddisfece né i protestanti né i cattolici e i successivi anni videro capovolgimenti continui della politica religiosa, fino al 1559, quando la regina Elisabetta I, la figlia di Anna Bolena, ripristinò definitivamente l’anglicanesimo.

Tuttavia, ci furono congiure anche in seguito e nel XVII secolo ci fu anche una guerra civile che portò al regicidio di re Carlo I Stuart il 30 gennaio 1649, alla dittatura puritana di Oliver Cromwell e alla deposizione di re Giacomo II Stuart nel 1688.

Dopo il 1688, ci fu la vittoria definitiva dell’anglicanesimo.

Se re Enrico VIII non avesse fatto quella pazzia nel 1527, pazzia che portò allo scisma, tutto ciò non sarebbe accaduto.

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