Un santo poco “corretto”: San Nicola di Bari

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Ho già scritto qualcosa sul santo di oggi: San Nicola di Bari, un santo che oggi è stereotipato nella figura di Babbo Natale.

Ovviamente, faccio i miei auguri di buon onomastico a coloro che si chiamano Nicola e Nicoletta.

Noi abbiamo un’immagine stereotipata di San Nicola, un vescovo nato a Pàtara e operente nella città di Myra (oggi Demre, nell’attuale Turchia) e vissuto tra il 270 e il 343.

Infatti, noi associamo il santo alla figura di Babbo Natale, una figura commerciale di un vecchietto panciuto che si muove sulla sua slitta e che porta regali ai bimbi buoni e carbone a quelli cattivi.

In realtà, la figura di San Nicola era ben diversa.

Certamente, San Nicola era un uomo di carità e generoso.

Era anche un pio uomo di fede cristiana ed aveva buon cuore.

Però, San Nicola era anche un uomo che oggi noi definiremmo “poco corretto”.

Una storia narra di ciò che fece San Nicola durante il Concilio di Nicea convocato nel 325.

Convocato dall’imperatore romano Costantino I, il Concilio di Nicea doveva stabilire le linee dogmatiche di un Cristianesimo che dal 313 cessò di essere “religio illicita”.

Nel Concilio si scontrarono varie teorie e dottrine.

Tra queste ci furono le dottrine che oggi noi definiremmo “cattoliche” (le dottrine del Credo niceno-costantinopolitano) e quelle ariane.

L’arianesimo era un’eresia cristologica fondata dal teologo della Cirenaica Ario (256-336).

Secondo l’arianesimo, Gesù Cristo era il primogenito delle creature ed era anche il Messia ma non era uguale al Padre nella Trinità.

In pratica, Gesù era subordinato al Padre.

Per Ario, Gesù era generato dal Padre ma non consustanziale rispetto a lui.

La dottrina cattolica e quella ariana si scontrarono nel Concilio di Nicea e la prima prevalse.

Secondo una certa tradizione, San Nicola schiaffeggiò Ario, colui che fu giudicato come eretico dal Concilio.

L’imperatore Costantino fece arrestare San Nicola e gli tolse il pallio e la copia personale del Vangelo.

In cella, secondo la tradizione, vennero a trovarlo Gesù e la Vergine Maria e gli chiesero del motivo per il quale il santo si trovasse lì.

Egli rispose a Gesù: “Perché ti amo“.

Allora, Gesù gli ridiede il pallio e la copia del Vangelo.

Ora, immaginate cosa accadrebbe oggi se un vescovo come il santo in questione schiaffeggiasse un teologo giudicato come eretico.

Ci sarebbero manifestazioni di disdoro anche nella Chiesa stessa.

Il vescovo sarebbe stato trattato come un “bruto retrogrado”.

Essere cristiani non significa essere “politicamente corretti” ma difendere le idee ispirate dalle Scritture e la Tradizione della Chiesa che ad esse è correlata.

Questo non significa fare apologia della violenza ma fare capire che certe idee sono false.

Per amore della verità, si può agire anche con veemenza.

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