Dante e le terre d’Italia

Dante

Nello scrivere la sua Divina Commedia, Dante Alighieri (tra il 13 maggio e il 13 giugno 1265-tra il 13 e il 14 settembre 1321) si ispirò anche a vari luoghi italiani.

Un articolo di Simona Aiuti su “Italiani.it” che è intitolato “La Ciociaria e Dante, una terra che colpì la fervida mente dell’Alighieri” parla del rapporto tra il poeta e la Ciociaria.

Il poeta, nella sua immaginazione dei luoghi dell’Inferno, del Purgatorio e del Paradiso, si rifece a luoghi italiani esistenti.

Per esempio, nella parte che parla dell’Antipurgatorio sono menzionati dei luoghi noti.

Questa è la citazione: “Vassi in San Leo e discendesi in Noli, / montasi si in Bismantova e ‘n Cacume/con esso i piè: ma qui convien ch’om voli“.

La rupe di San Leo, sulla quale vi è l’omonimo centro abitato con tanto di fortilizio sull’Appennino tosco-romagnolo, è nota a tutti.

Conosco San Leo, avendola anche visitata.

Il borgo di San Leo si trova su un blocco roccioso simile al non lontano Monte Titano.

Su quest’ultimo si trova San Marino.

Noli è un comune della Liguria, Provincia di Savona.

Un tempo, era un una Civitas potente.

La montagna di Bismantova si trova nell’Appennino tosco-emiliano, nel Comune di Castelnovo, in Provincia di Reggio nell’Emilia.

Anche la Pietra di Bismantova è un blocco roccioso simile alla rupe di San Leo.

La sua forma ricorda quella di una nave.

Il Monte Cacume si trova nell’Antiappennino laziale, in Ciociaria.

Per quanto riguarda l’Inferno, Dante potrebbe essersi rifatto alla zona di Pomarance.

In quella zona vi è una valle denominata “Valle del Diavolo”, per via dei fenomeni dei soffioni boraciferi.

Da buon toscano, Dante ebbe da dire con qualche corregionale.

Per esempio, egli citò gli aretini.

La seconda terzina del canto XXII dell’Inferno recita: “corridor vidi per la terra vostra,/o Aretini, e vidi gir gualdane,/ fedir torneamenti e correr giostra“.

Firenze e Arezzo non vanno molto d’accordo.

Inoltre, nella Divina Commedia sono citate anche altre località, come Anagni.

Anagni è legata ad un Papa.

Il Papa in questione fu Bonifacio VIII (Benedetto Caetani, 1230-11 ottobre 1303).

Sostenitore dei guelfi neri a Firenze, il Papa in questione divenne nemico del guelfo bianco Dante e lo fece cadere in disgrazia.

Ricordo che Dante morì in esilio a Ravenna.

Tuttavia, il poeta condannò lo schiaffo di Anagni, l’oltraggio che il Papa subì dagli sgherri di re Filippo IV di Francia, Sciarra Colonna e Guglielmo di Nogaret, all’inizio del settembre 1303.

Del resto, il fatto scosse la cristianità.

Il XX canto del Purgatorio (versi 85-87) recitano: “Perché men paia il mal futuro e ‘l fatto, / veggio in Alagna intrar lo fiordaliso, / e nel vicario suo Cristo esser catto“.

Alagna altro non è che Anagni.

Anagni è citata anche nel Paradiso, nel verso 148, il verso finale, del XXX canto.

Questa è la terzina seguita dal succitato verso che chiude il canto: “Ma poco poi sarà da Dio sofferto/
nel santo officio; ch’el sarà detruso/ là dove Simon mago è per suo merto, /e farà quel d’Alagna intrar più giuso
“.

Così, Dante non raccontò solo i personaggi ma anche i luoghi.

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