Dio e la libertà

Ho più volte criticato i testimoni di Geova (e li criticherò ancora) per il loro concetto di Dio e il rapporto tra questi e la libertà.

Ho criticato i testimoni di Geova anche ieri.

La mia critica non nasce da un mio odio verso di loro.

Io non odio i testimoni di Geova.

La mia critica nasce da motivi dottrinali, culturali e di pensiero e la questione del rapporto tra Dio e la libertà umana è uno di questi motivi.

Infatti, per noi, Dio non è un padrone ma è un padre.

Anzi, è il Padre per antonomasia.

Si tratta di un Padre onnipotente e perfetto, un Padre verso il quale bisogna manifestare tutto il rispetto possibile, ma è sempre un Padre, una figura da temere ma della quale non si deve avere paura.

Il timore di Dio non ha nulla a che fare con la paura e così deve essere.

Egli creò l’uomo libero per amore.

Il rischio della libertà data all’uomo è il fatto che questi può scegliere il male.

Io vedo che il concetto sociale e culturale dei testimoni di Geova si mal concilia con quello di libertà dato all’uomo.

Ora, faccio una riflessione.

Domani, sarà il mio quarantaquattresimo compleanno.

Per i testimoni di Geova, tale ricorrenza non deve essere festeggiata perché per loro i festeggiamenti avrebbero origine pagana.

Questo è uno stralcio preso dal loro sito:

Come Testimoni di Geova non festeggiamo i compleanni perché crediamo che queste feste non fanno piacere a Dio. Anche se la Bibbia non proibisce esplicitamente di festeggiare i compleanni, ci aiuta a ragionare su alcuni aspetti di queste ricorrenze e a capire il punto di vista di Dio al riguardo. Analizziamo quattro di questi aspetti e i relativi princìpi biblici.

  1.  Le feste di compleanno hanno origini pagane. Secondo un’opera di consultazione, queste ricorrenze derivano dalla credenza che nel giorno del compleanno “spiriti e influenze malvage hanno l’opportunità di attaccare i festeggiati” e che “la presenza di amici e gli auguri aiutano a proteggere il festeggiato” (Funk & Wagnalls Standard Dictionary of Folklore, Mythology, and Legend). Un altro libro dice che nei tempi antichi la data di nascita era “essenziale per fare l’oroscopo” in base alla “scienza mistica dell’astrologia” (The Lore of Birthdays). Il libro aggiunge: “Nella credenza popolare, le candeline sono dotate di uno speciale potere magico per esaudire desideri”. La Bibbia, comunque, condanna la magia, la divinazione, lo spiritismo e comanda anche di non fare “nulla di simile” (Deuteronomio 18:14; Galati 5:19-21). In effetti, una delle ragioni per cui Dio condannò l’antica città di Babilonia era che i suoi abitanti praticavano l’astrologia, che è una forma di divinazione (Isaia 47:11-15). I Testimoni di Geova non hanno la mania di cercare le origini di ogni singola usanza, ma quando nelle Scritture trovano chiare indicazioni come queste non possono certo ignorarle.
  2.  I primi cristiani non festeggiavano i compleanni. Come afferma un’enciclopedia, i primi cristiani “consideravano la celebrazione della nascita di chiunque un’usanza pagana” (The World Book Encyclopedia). La Bibbia mostra che gli apostoli e altri seguaci di Gesù addestrati direttamente da lui stabilirono un modello di comportamento che tutti i cristiani dovrebbero seguire (2 Tessalonicesi 3:6).
  3.  L’unica ricorrenza che i cristiani sono tenuti a osservare non riguarda una nascita, ma una morte, quella di Gesù (Luca 22:17-20). Questo non dovrebbe sorprenderci visto che la Bibbia dice che “è meglio […] il giorno della morte che il giorno della nascita” (Ecclesiaste 7:1). Alla fine della sua vita terrena, Gesù si era fatto davvero un buon nome davanti a Dio. In questo modo aveva reso il giorno della sua morte più importante di quello della sua nascita (Ebrei 1:4).
  4.  La Bibbia non dice mai che un servitore di Dio abbia festeggiato un compleanno. E non si tratta di una semplice omissione, perché nella Bibbia si parla di due feste di compleanno celebrate da persone che non servivano Dio. Entrambe queste feste, tuttavia, sono presentate sotto una luce negativa (Genesi 40:20-22; Marco 6:21-29).

I figli dei Testimoni pensano di perdersi qualcosa non festeggiando i compleanni?

 Come tutti i bravi genitori, i Testimoni esprimono amore ai loro figli durante tutto l’anno e lo fanno anche con regali e feste. Cercano di imitare il perfetto esempio di Dio, che spontaneamente dona cose buone ai suoi figli (Matteo 7:11). I figli dei Testimoni non pensano di perdersi qualcosa, come dimostrano questi commenti:

  •  “È più divertente ricevere un regalo quando non te lo aspetti” (Tammy, 12 anni).
  •  “I miei genitori non mi fanno regali il giorno del mio compleanno, ma tanto me li fanno in altri giorni. Così è bello, perché per me è una sorpresa” (Gregory, 11 anni).
  •  “Ma dieci minuti, un po’ di dolcetti e una canzoncina non sono mica una festa. Dovete venire a casa mia per vedere come si fa una festa!” (Eric, 6 anni)”.

Rispondo affermando che, non mi pare che il buon Dio non abbia mai condannato i festeggiamenti di compleanni e non solo.

Che male c’è nel festeggiare un compleanno?

Anzi, una buona festa di compleanno può essere un modo per ringraziare il Padre Eterno dei giorni che ci ha dato.

Poi, la scelta di festeggiare o meno un compleanno sta nella libertà di ognuno di noi e di certo il Padre Eterno non starà a guardare queste cose.

Io non sono incline a festeggiare i compleanni per motivi miei e non di certo perché Dio disse di non fare ciò, anche perché non mi risulta che Dio abbia condannato le feste di compleanno.

Inoltre, lo stare insieme ai propri cari e ai propri amici non è una cosa malvagia.

Se anche l’amicizia diventasse un disvalore saremmo veramente finiti come società.

Inoltre, non credo che cambi nulla agli occhi di Dio il festeggiare o meno il compleanno mio o di chiunque altro.

Le cose malvagie sono altre.

Penso ai peccati veri e propri, alcuni dei quali sono anche reati.

Penso agli omicidi, agli stupri e ai furti ma penso anche alle parole sbagliate dette, come le calunnie, alle omissioni (al bene non fatto) e ai pensieri malvagi nelle menti e nei cuori.

Tutto ciò deplorevole agli occhi di Dio e anche tra i testimoni di Geova ci sono sicuramente delle persone che, per esempio, coltivano pensieri sbagliati al loro interno, come ce ne sono anche tra di noi cattolici, tra i membri di altre comunità religiose e tra gli atei.

Nessun uomo può conoscere ciò che pensa realmente un altro uomo.

Una persona può presentarsi bene e sembrare la persona migliore di questo mondo ma nel suoi cuore ci possono essere pensieri malvagi.

Nessuno è immune al male.

A casa mia, persone che si mostrano in un modo e che sono di tutt’altro genere sono i classici “sepolcri imbiancati”, a prescindere dal fatto che siano cattolici, ortodossi, testimoni di Geova, protestanti, anglicani, ebrei, gente di altre religioni o atei.

Una festa di compleanno o un’amicizia con una persona che non è una propria correligionaria non può essere deplorevole agli occhi del buon Dio.

Anzi, penso che quest’ultimo possa essere ben felice di ciò.

Dio può ritenere deplorevole un pensiero sbagliato, un’opera sbagliata, una parola detta male o un’omissione.

Allora, Dio ha dato ad ognuno di noi il dono della libertà.

Sta ad ognuno di noi farne un uso corretto.

Inoltre, se una persona è convinta della propria fede non ha paura del confronto con gli altri e non perderà certo le sue convinzioni.

Io sono amico di cattolici come me e di non cattolici.

Eppure, io resto sempre cattolico e sono convinto della mia fede.

Anzi, esco anche arricchito da tale confronto.

Chi mi conosce lo sa.

Noi non siamo onnipotenti.

Però, le persone normali hanno una minima idea di ciò che è giusto e di ciò che è sbagliato.

Limitare la libertà non rende migliori ma può fare solo danni.

Questa è la realtà dei fatti.

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