Fin dove la legge di Cristo lo permise…

Quando si pensa all’arcivescovo di Canterbury William Warham si pensa al detto che recita: “Fin dove la legge di Cristo lo permette…”.

Divenuto arcivescovo di Canterbury nel 1504, Warham (1450-22 agosto 1532) si trovò invischiato nella “Grande Questione” di re Enrico VIII.

Nel 1529, il cardinale Thomas Wolsey cadde in disgrazia, con la perdita della carica di Lord Cancelliere d’Inghilterra e con un’accusa di praemunire per non essere stato in grado di fare annullare il matrimonio tra il monarca e la sua prima moglie Caterina d’Aragona.

Da quel momento, re Enrico VIII cominciò a fare una pressione fortissima sulla Chiesa inglese, perché riconoscesse lui e non il Papa come capo spirituale.

Ci furono vescovi come quello di Rochester Giovanni Fisher che si opposero.

Altri, invece, furono più disponibili.

Warham, che in cuor suo era contrario all’annullamento del matrimonio ed era leale al Papa, non voleva contrariare il re.

Anche lui temeva di fare la fine di Wolsey.

Dunque, ricorse ad uno stratagemma da fine politico.

Nel 1531, egli fece una dichiarazione con la quale riconobbe il re come capo della Chiesa d’Inghilterra ma con una clausola.

Tale clausola recitava: “Fin dove la legge Cristo lo permette”.

Cosa voleva dire tale clausola? La risposta in apparenza fu ovvia: tutto e niente.

In realtà, essa fu un capolavoro di buona politica.

Però, ebbe l’effetto di placare l’ira del re, dimostrandogli la sua lealtà alla corona, senza mettere in discussione il rapporto tra la Chiesa inglese e il Papa.

Purtroppo, Warham morì nell’anno successivo.

Il suo successore fu Thomas Cranmer (2 luglio 1489-21 marzo 1556).

Di idee vicine al protestantesimo, Cranmer dichiarò nullo il matrimonio tra il re e Caterina e benedisse le nozze tra il monarca e Anna Bolena, aprendo la strada allo scisma.

Se al posto di Cranmer ci fosse stato un uomo saggio come Warham, una cosa del genere non sarebbe accaduta.

/ 5
Grazie per aver votato!