Certamente, ancora oggi, la psicologia di re Enrico VIII d’Inghilterra (28 giugno 1491-28 gennaio 1547) è molto interessante.
Ho già scritto qualcosa a riguardo.
Molti si pongono delle domande riguardo allo stato mentale.
Ora, provo a dare una spiegazione.
In primo luogo, in quel tempo, ci fu un certo contesto storico.
Nel XVI secolo, i re cercavano in tutti i modi di liberarsi dei retaggi feudali.
Nel merito re Enrico VIII non fu diverso dai suoi colleghi.
Un re del XVI secolo puntava ad avere più potere e per arrivare a ciò ricorreva a qualsiasi mezzo, dal dialogo col Parlamento…alle guerre di religione e alla scure del boia.
La differenza fu nel metodo.
Infatti, il sovrano inglese fu più brutale e sanguinario.
In secondo luogo, la dinastia dei Tudor, della quale re Enrico VIII fece parte, si affermò dopo una guerra civile, la Guerra delle Due Rose (1435-1485).
Il conte di Richmond Enrico Tudor (il padre del sovrano inglese) sconfisse re Riccardo III di York sul campo di battaglia di Bosworth Field e divenne re col nome di Enrico VII.
Il primo monarca Tudor non fu pienamente riconosciuto come sovrano perché c’erano altre famiglie nobili di sangue reale che vantavano diritti alla successione al trono anche più forti dei suoi.
Questo fece sì che i monarchi Tudor temessero ad ogni piè sospinto di essere rovesciati.
Da qui nacque la paranoia dei Tudor.
Per finire, ci fu anche un discorso psicologico.
Re Enrico VIII era un uomo apparentemente arrogante ma dalla personalità insicura.
Questo lo spinse ad essere aggressivo.
Alla prima voce di tradimento, vera o falsa, che gli arrivava all’orecchio, egli non esitava a reagire in modo brutale e violento.
Ciò si vide in più di un’occasione, come nel caso della decapitazione del duca di Buckingham nel 1521.
Le accuse erano inconsistenti ma il re lo fece decapitare.
Dunque, questo non ci deve sorprendere.
Termino, annunciando che il mio libro intitolato “Il totalitarismo inglese del XVI secolo” sarà disponibile anche nella versione cartacea.