Hughie Hogg racconta: non si tocchi il latino!

Hughie Hogg
Hughie Hogg, personaggio della serie TV “Hazzard” impersonato da Jeff Altman

Buon pomeriggio a tutti, sono sempre io il vostro Hughie Hogg, il nipote di Boss Hogg, il commissario unico della Contea di Hazzard.

A quanto pare, sembra che si voglia togliere ciò che resta dell’insegnamento del latino dai curricula scolastici.

In latino, vi dico: “Mala tempora currunt“.

Oggi, il latino è presente in Vaticano, come mostra questa foto sportello del bancomat (presa da Wikipedia) che si può vedere nello Stato del Papa.

Eppure, il latino non dovrebbe essere solo roba del Vaticano e di pochi eletti ma è un patrimonio di tutti.

Rammento i miei studi di legge, studi che feci per poter fregare meglio il prossimo.

Lo dissi anche a mio zio, il quale lodò questa mia abilità.

Del resto, imparai molto da lui.

Durante i miei studi, sentivo espressioni come “de jure”, “de facto” o “Corpus iuris civilis”.

Erano espressioni di altri tempi.

Eppure, il latino è presente ovunque.

Per esempio, lingue come lo spagnolo, il portoghese, il gallego, il francese, l’occitano, il ladino, il romeno e (ultimo ma non meno importante) l’Italiano derivano dal latino.

Anche la lingua del Regno Unito e di vari Paesi anglofoni (come il mio Paese, gli Stati Uniti d’America) risente molto dell’influenza latina.

Infatti, la lingua inglese ha molti vocaboli di origine latina.

Anche un personaggio del XVI secolo inglese come Roger Ascham (che non era amico del latino, tanto che scrisse un’opera in inglese intitolata “Toxophilus”) riconobbe l’influenza della cultura latina in Inghilterra.

Eppure, oggi si vuole abolire completamente il latino alle scuole medie.

Io rispondo affermando che ciò è un abominio.

L’insegnamento del latino deve essere salvato e difeso e mi dispiace che oggi anche la Chiesa cattolica stia abbandonando la messa tridentina (che si dice in latino) in favore delle attuali liturgie nelle lingue nazionali.

Lo fece già nel 1969, con il nuovo rituale di Papa Paolo VI, un rituale figlio del Concilio Vaticano II.

Però, questo rischia di fare perdere la sensazione di “cattolicità” della Chiesa.

Neanche Papa Giovanni XXIII toccò la liturgia.

La riforma del 1962 cambiò alcune locuzioni, senza stravolgere nulla.

Un cattolico italiano che, per esempio, va in Inghilterra e entra in una chiesa cattolica locale e presenzia ad una messa cattolica in inglese non riuscirebbe a sentirsi a casa sua, se anche conoscesse la lingua parlata da re Carlo III e dai miei connazionali americani.

Inoltre, c’è qualcosa di bello nell’ascoltare la preghiera del Gloria in latino che inizia così: “Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis...”.

Il latino deve essere difeso, costi quello che costi.

Conoscere tale lingua, come il greco, può dare una marcia in più nella conoscenza della storia della nostra civiltà occidentale.

Certamente, il latino non è spendibile (ed io sono molto attento a ciò che è spendibile) ma aiuta a sviluppare una certa capacità critica.

A questo mondo di oggi serve una molta capacità critica.

Ora, il vostro Hughie Hogg vi saluta e vi dice che ci risentiremo.

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