I Re Magi, un mistero

Re Magi

Natale è passato e ci si avvicina a Capodanno e dopo Capodanno ci sarà l’Epifania e si celebrerà la venuta dei Re Magi a Betlemme.

Per la triste cronaca, tra Capodanno e l’Epifania, il 3 gennaio, ci sarà anche il mio compleanno.

Per me, il mio compleanno è un calvario.

I Re Magi sono figure reali ma hanno anche un forte valore simbolico ed allegorico.

Essi rappresentano noi che siamo alla ricerca di Dio e quindi di Cristo.

Infatti, essendo essi non legati al popolo di Israele, ma dei “gentili”, essi non conoscevano la storia raccontata dalla Bibbia.

Eppure, nonostante ciò, essi si mossero alla ricerca di Cristo e lo trovarono e gli portarono tre doni dal valore profondamente simbolico: l’oro, l’incenso e la mirra.

L’oro rappresentava la regalità, l’incenso la divinità e la mirra (aroma un tempo usato per le sepolture) l’umanità.

Infatti, Cristo è Re dei re, Signore dei signori e Vero Uomo e vero Dio.

Ora, intorno ai Re Magi continuano ad esserci dei misteri.

Uno dei misteri è il loro numero.

Per la tradizione, i Re Magi furono tre: Melchiorre, Gaspare e Baldassarre.

Un articolo scritto da Simona Aiuti sul sito “Italiani.it” parla di un quarto re magio di nome Artaban.

Secondo un’altra storia, essi furono dodici.

Ora, i numeri in questione hanno tutti un valore simbolico.

Il numero tre simboleggia la Santissima Trinità, il numero quattro rappresenta la stabilità e il numero dodici, che tra le altre cose è multiplo del tre e del quattro, rappresenta la pienezza.

Nella Bibbia, il numero dodici è presente.

Per esempio, dodici furono le tribù di Israele e gli apostoli.

Inoltre, nel libro dell’Apocalisse, è il numero 144.000.

Il numero centoquarantaquattro è il numero dodici moltiplicato per dodici volte.

Un altro mistero riguarda la loro identità.

Essi sono presentati come “re”, dei sovrani orientali.

In realtà, essi furono degli astronomi.

Ricordo che un tempo l’astronomia e l’astrologia furono la stessa materia.

Oggi, i tre Re Magi riposano nel duomo di Colonia, un duomo che nel XVI secolo rischiò di diventare protestante, con l’arcivescovo Gebhard Truchsess von Waldburg (10 novembre 1547-21 maggio 1601).

Eletto principe-arcivescovo nel 1577 e convertitosi al calvinismo nel 1582, il presule volle trasformare il principato arcivescovile di Colonia in un principato protestante.

Ricordo che il principe-arcivescovo di Colonia era uno dei sette grandi elettori del Sacro Romano Impero.

Truchsess non riuscì nel suo intento perché fu deposto.

Forse, quei tre uomini potrebbero avere protetto l’arcidiocesi.

Qui nel Mantovano, per il giorno dell’Epifania, si fa il famoso “Buriel”, un rogo simbolico con il quale si saluta l’anno vecchio, con tutte le sofferenze.

L’anno vecchio è rappresentato da un fantoccio che ritrae una vecchia signora che viene issato su una pira di legna e con esso bruciato.

Una manifestazione del genere si faceva anche qui a Roncoferraro, col Comitato Manifestazioni Roncoferraro, del quale sono segretario pro-tempore.

Dunque, il tema allegorico è sempre presente.

Inoltre, qui in Italia vi è anche la figura della Befana che porta regali ai bimbi buoni e carbone a quelli cattivi.

Invece, nei Paesi ispanofoni, come l’Argentina e l’Uruguay, si celebra proprio il Día de Reyes, ossia la venuta dei tre Re Magi e sono proprio loro a portare i doni ai bimbi.

La mia amica Stephanie Caracciolo (che vive in Uruguay) me ne ha sempre parlato.

Secondo la tradizione, nei Paesi latino-americani si mangia la Rosca, una sorta di ciambella e si ripongono le decorazioni natalizie.

Dunque, fede, tradizione ed allegoria si fondono.

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