La psicologia di re Enrico VIII

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Sulla psicologia di re Enrico VIII d’Inghilterra (28 giugno 1491-28 gennaio 1547) ho già scritto qualcosa.

Basta pensare al mio libro in formato ebook che è intitolato “Il tiranno Enrico“.

Anche il mio ultimo ebook, quello intitolato “L’Inferno delle fobie“. tratta lo stesso tema.

Ora, per trattare la psicologia di un personaggio come re Enrico VIII si deve avere una minima idea del contesto in cui egli visse ed operò.

Re Enrico VIII nacque alla fine del XV secolo.

In quel periodo, iniziò ad esserci un’affermazione degli Stati nazionali contro i feudatari.

Fu la crisi del feudalesimo, una crisi iniziata almeno due secoli prima.

I nuovi Stati nazionali erano delle monarchie pressoché assolute.

Solo in Inghilterra, grazie alla Magna Carta Libertatum del 1215, il potere del monarca era limitato dal Parlamento.

Tuttavia, con la Guerra delle Due Rose (1455-1485), tante famiglie nobili furono decimate e il potere del monarca aumentò.

I Tudor, la casata di cui anche re Enrico VIII fu esponente, salì al potere dopo lo sfacelo di quella guerra.

Suo padre, il conte di Richmond Enrico (il quale divenne re col nome di Enrico VII, 28 gennaio 1457-21 aprile 1509), salì al trono solo per diritto di conquista militare.

Sposò Elisabetta di York, figlia di re Edoardo IV, ma per essere pienamente legittimato dovette fare abolire il Titulus Regius.

Ho scritto di codesto argomento nel mio ebook intitolato “Il totalitarismo inglese del XVI secolo“.

A causa di ciò, i Tudor non si sentivano tranquilli e re Enrico VIII non faceva eccezione.

Tuttavia, re Enrico VIII fece qualcosa di più.

Come ho scritto prima, tutti i re del XVI secolo cercavano la legittimazione ricorrendo a qualsiasi mezzo, dalla diplomazia alla guerra di religione, passando per la scure del boia.

Anche re Enrico VIII faceva ciò, anche se in maniera più brutale.

Il re poteva essere una figura spregevole e odioso, come re Enrico VIII, ma era concepito come una figura costituita da Dio.

Dunque, aveva una sacralità.

Re Enrico VIII era consapevole di ciò.

Egli era una persona di grande vitalità ma senza originalità.

Dava credito alle opinioni di chi stava intorno a lui.

Dunque, una persona che gli parlava male di un suo collaboratore aveva credito e quel collaboratore era spacciato.

Un caso da manuale fu quello di Anna Bolena, amante e seconda moglie del re, la quale gli parlò male del cardinale Thomas Wolsey, suo braccio destro fino al 1529.

Ella accusò Wolsey di tradire il re e il re diede credito a lei, facendo cadere in disgrazia il cardinale.

A noi, oggi, questo denota una certa insicurezza del re.

Una persona che sente parlare male di un’altra persona ad ella vicina, di solito, cerca di verificare ciò viene detto.

Re Enrico VIII, invece, dava credito alle voci che giravano.

Allo stesso modo, la stessa Anna cadde in disgrazia e fu decapitata nel 1536.

Inoltre, il re vedeva con sospetto i nobili.

Infatti, tra di loro c’erano anche persone di sangue reale.

Dunque, aveva paura che i nobili congiurassero contro di lui.

L’esempio fu il duca di Buckingham, il quale fu fatto decapitare con accuse pretestuose nel 1521.

Così, egli si avvaleva della collaborazione di figure di umili origini, come il cardinale Wolsey e il ministro Thomas Cromwell.

In questo modo, egli poteva dire ai suoi collaboratori: “Io ti ho creato e ti ho dato potere ed io ti posso distruggere”.

Tutto questo determinò lo Scisma anglicano del 1534 e il regno di terrore di re Enrico VIII.

Il caso del sovrano inglese è l’esempio lampante di ciò che è il potere dato ad una persona priva di sicurezza.

Una persona insicura che ha potere può diventare un pericolo per mancanza di serenità di giudizio.

Ricordo che nell’ultimo periodo di re Enrico VIII ci furono esecuzioni di ogni tipo.

I cattolici fedeli al Papa venivano decapitati mentre i protestanti erano arsi vivi.

Alla morte del re, l’Inghilterra fu in bancarotta e divisa al suo interno.

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