La scristianizzazione che vince

scristianizzazione

Condivido con voi un pensiero riguardo a questa scristianizzazione che oramai è un dato di fatto ed è dilagante.

Queste parole scritte su Facebook dalla mia carissima amica Eleonora Serra, la mia musa de facto:

Riflettevo sui recenti accadimenti socio-cultural – religiosi e la correlazione con la natura nucleare del cristianesimo.

Ora, accade che i presepi inizino a scomparire dalle scuole, insieme ai crocefissi, che ci si apra all’accoglienza di nuove religioni e molteplici innumerevoli credenze.

Il cristianesimo, differentemente dalle religioni pagane, ha insito in sé un intento di cristianizzazione ed evangelizzazione del non credente. I cristiani sono evangelizzatori ed è una parte fondamentale della dottrina, il cristiano annuncia il Vangelo e soprattutto vigila affinché la società sia adeguata sempre ai dettami evangelici. Lo fa DA SEMPRE, con l’ausilio di milites christi capillarmente diffusi sul territorio, diocesi, comunità, ed infine un apparato organizzato militarmente fino ai vertici assoluti come Papi-Re e imperatori dalla potenza militare, sociale, legale ed economica inaudita.

Pensiamo alle Crociate (intese non solo come guerre in Terra Santa ma comprensive di tutti gli atti di conversione, persecuzione e sradicamento di paganesimo e convinzioni considerate eretiche) o agli enormi movimenti di cristianizzazione forzata nelle Americhe o in Africa o alla sacra inquisizione.

Ora, mi metto nei panni di un cristiano che vede scomparire i presepi, scomparire i crocefissi e penso che importa? Voglio dire, se un uomo vive nutrito da una fede incrollabile nelle sue credenze mistiche, la questione non dovrebbe rilevare. Se persino tutto il mondo si trasformasse in un terreno laico, che importerebbe ad un cristiano? Può, l’uomo, uccidere Dio? Possono, mille nuove credenze uccidere l’unico vero Dio o suo figlio? Può, l’uomo, uccidere Cristo? C’è bisogno di uno Stato per sostenere la fede? C’è bisogno di un crocefisso, per sostenere la fede? Di un presepio per sostenere l’infallibile?

Io ritengo di no, ritengo che un presepio, un crocifisso e persino tutto l’intero mondo che si trasformasse in una terra laica e religioso pluralista, non dovrebbe preoccupare un cristiano, in diretto rapporto con la sua fede e i suoi riti fissi.

Tuttavia, qui entra in gioco la premessa che ho fatto sopra. Questo nuovo mondo e le sue nuove caratteristiche plurali non turbano la fede del cristiano, ne turbano la forma mentale. Ne turbano il ruolo di evangelizzatore, di convertitore, di adeguatore di tutti gli aspetti della società alla propria credenza. Ne turbano la storia, in cui lo Stato è sempre stato, a partire da Costantino e parliamo del 313, la colonna portante non tanto della fede ma dell’evangelizzazione.

Poi certamente si inseriscono le tradizioni, le nostre tradizioni a cui così nostalgicamente ci attacchiamo in un mondo che cambia con una velocità disumana. Ma io sostengo che l’uomo debba sempre prevalere sulle sue tradizioni e non credo che la società si disgreghi se qualche tradizione cambia. Le tradizioni erano ben differenti prima del 313 e quegli uomini le sentivano identificative di sé, il che è un paradosso. Forse è una malattia. Persino il corpo cambia ogni secondo, neppure alla nostra stessa forma, possiamo attaccarci.

Se terminasse l’evangelizzazione, se lo Stato (che per quanto si definisca laico non lo è affatto) divenisse davvero laico e si staccasse del tutto dai Lateranensi e da una legislazione impregnata di morale cristiana, rimarrebbero i cristiani?

Ora, rispondo all’ultima domanda posta da Eleonora.

Purtroppo, la scristianizzazione è un dato di fatto.

Tuttavia, la questione non riguarda le istituzioni civili ma la società.

Oramai, è la società a non essere più cristiana di fatto.

La cultura stessa non è più cristiana.

Al di là del credere o meno, il Cristianesimo giocò un ruolo fondamentale nella nostra storia e nella nostra cultura e ciò è riconosciuto.

Tuttavia, nei secoli si innescò un processo che arrivò alle conseguenze di oggi.

Nel XVI secolo, iniziò a diffondersi il pensiero del “Cristo sì, Chiesa no!“.

Questa fase fu quella del protestantesimo, il quale minò l’assetto della Chiesa e laicizzò le istituzioni civili e religiose.

Successivamente, a partire dal XVIII secolo, iniziò a diffondersi l’idea del “Dio sì, Cristo no!“.

Questa fase fu quella dell’Illuminismo, il quale nacque in Inghilterra, con personaggi come John Locke e John Toland, e poi giunse in Francia, dove assunse un carattere polemico ed aggressivo contro la dottrina cristiana e in particolare contro il cattolicesimo.

Dal canto suo, il cattolicesimo iniziò ad essere stanco, a causa delle lacerazioni causate dai regalismi, dai giurisdizionalismi e dagli scontri tra giansenisti e gesuiti e tra i vari ordini religiosi.

Di questo ho scritto anche nel mio libro intitolato “Cristo e gli illuministi, un rapporto complesso“.

Nel XIX secolo, con la diffusione delle idee socialiste, si diffuse anche l’ateismo, il quale aveva assunto la sua cittadinanza già nel secolo precedente.

Nel frattempo, ci furono degli attacchi fisici alla religione da parte dello Stato?

La risposta è sì.

Penso, per esempio, alla politica di scristianizzazione nella Francia rivoluzionaria, dopo il 1792.

Con il socialismo che vinse in Russia nel 1917, l’ateismo fu istituzionalizzato con la forza.

Tuttavia, questo non bastò a distruggere il Cristianesimo.

Anzi, il Cristianesimo attaccato fisicamente divenne più forte e il caso polacco fu un esempio di ciò.

Invece, il problema vero fu proprio in Occidente ed oggi si manifesta in modo drammatico in questa parte del mondo.

Qui in Occidente, il Cristianesimo continuò a godere di libertà, libertà che oggi continua a persistere.

Però, quelle dottrine fortemente anticristiane e anche ostili ad un concetto di libertà religiosa fecero presa nei gangli vitali della società.

Un esempio fu il fabianesimo, del quale ho scritto nel mio libro intitolato “Lupi travestiti da agnelli“.

Il fabianesimo fu quel pensiero nato nell’Inghilterra del XIX secolo con il quale i socialisti vollero imporre la loro dottrina attraverso le vie legali e non col metodo bolscevico.

Il nome di tale dottrina deriva da quello del console romano Quinto Fabio Massimo (275 AC-203 AC), il quale divenne noto come “Il Temporeggiatore”, colui che cercò di combattere Annibale logorandone le forze con la guerriglia.

I fabiani iniziarono ad occupare tutte le casematte della società, come le scuole, le università, le fabbriche e persino gli oratori.

Questo problema fu sottovalutato dalla Chiesa, la quale decise di “aprirsi al mondo”, col Concilio Vaticano II.

Purtroppo, la Chiesa si aprì al mondo ma smise di parlare al mondo e si fece convertire dal mondo.

Iniziarono a prendere piede ideologie come la Teologia della Liberazione, un’ideologia mista tra cattolicesimo e socialismo.

Dunque, anche la Chiesa fu colonizzata dai fabiani.

Oggi, si vedono gli effetti di ciò.

Si vedono preti che cambiano i presepi, mettendo al loro interno due Madonne o due San Giuseppe.

Si sentono parlare prelati che dicono che il Vangelo non è un distillato di verità.

Nelle scuole e nelle università prevalgono le idee prima descritte.

Questa è la nuova forma di scristianizzazione, una forma non violenta esteriormente ma distruttiva a livello culturale nei fatti.

Dunque, non dobbiamo sorprenderci se, per esempio, oggi non si parla più di Natale ma di “Festa d’Inverno”.

Il processo di scristianizzazione è già avanzato nei Paesi nordici, ove ci sono Chiese protestanti di Stato che di fatto accettano come normali certe ideologie.

Mi viene in mente la Chiesa luterana di Svezia, la quale benedice le coppie omosessuali.

Nei Paesi cattolici, il processo di scristianizzazione è ancora in corso ma sta avanzando in modo considerevole.

Purtroppo, la Chiesa cattolica attuale è dominata da una linea simile a quella delle Chiese protestanti del Nord Europa.

Una Chiesa che, in nome dell’inclusività, non dice più nulla di alternativo rispetto al mondo è una Chiesa che non fa avvicinare chi non è cristiano (poiché chi non è cristiano per convinzione non vorrà vedere neppure un Crocifisso) e che allontana i cristiani.

Questa è la triste realtà, la quale si è aggravata col Covid.

Vedere una messa bloccata dai carabinieri, senza una risposta di disdoro da parte del locale vescovo, o sentire un Papa che, per esempio, dice che “vaccinarsi è un atto d’amore” (quando, in realtà, il diritto alla salute è un diritto individuale, prima di tutto) dimostra il declino di questa Chiesa.

Ricordiamo anche la statua di Lutero e quella di Pachamama poste in Vaticano e la messa anglicana celebrata nella basilica di San Giovanni in Laterano, cosa vietata dal diritto canonico.

Se la Chiesa, intesa come struttura, non difende più il suo patrimonio teologico e culturale, i fedeli laici

Termino con una mia riflessione.

In questi ultimi anni, io non sento più il Natale.

Al di là della mia vita personale, la quale ha visto il lutto per la morte di mia madre nel 2020, io non sento più il Natale perché di fatto tale festa non c’è più.

Mi ricordo di com’erano i Natali di tanti anni fa.

Per esempio, ci si mandavano le cartoline natalizie.

Oggi, invece, si mandano le foto e gli auguri su WhatsApp, i quali non sono certo la stessa cosa.

Io mi ricordo che in passato i ragazzini della parrocchia andavano in giro a cantare la Santa Notte.

Oggi, tutto ciò non c’è più.

Inoltre, al giorno d’oggi, si vedono i ristoranti e i centri commerciali pieni e le chiese vuote.

Ci si scambiano tanti regali, per i quali, però, ci può essere qualche disappunto da parte di chi li riceve, perché non corrispondono alle sue aspettative.

Riguardo ad un regalo conta il pensiero di chi lo dà.

Si preferisce andare al ristorante e (magari) fare anche pagare ciò si mangia ad ognuno dei commensali, quando il Natale è sinonimo di stare in famiglia.

Anche una cena tra amici può essere a pagamento.

C’è troppo materialismo mentre il vero senso del Natale è messo in secondo piano.

Mi dispiace doverlo dire ma, per me, questo non è Natale e (per quello che mi riguarda) se si continuasse così non avrebbe più senso mettere le luminarie in casa mia.

Poi, ci si mette anche il mio compleanno, un giorno col quale non ho un buon rapporto, per certi fatti passati.

Spero di avere risposto alla mia amica Eleonora.

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