Iconoclastia protestante, una perdita cultuale e culturale

Iconoclastia

Ho scritto un articolo per “La Civetta” sul calvinismo e quando si parla di calvinismo non si può non parlare di iconoclastia.

Quando entrate in una chiesa protestante notate che in essa non vi sono altari, icone e statue.

Certo, ci sono le eccezioni.

Penso, per esempio a molte chiese luterane e anglicane, le quali hanno ancora gli altari perché nel luteranesimo e nell’anglicanesimo si crede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia, anche se si rifiuta la transustanziazione.

Invece, le chiese zwingliane e calviniste sono spoglie.

Non hanno altari né statue ed icone.

Le chiese storiche, come la cattedrale di Ginevra, avevano tutto ciò, prima dell’avvento delle dottrine protestanti.

Con l’avvento di tali dottrine, ci fu l’iconoclastia.

L’ondata iconoclasta a Ginevra avvenne nel 1533.

Prima di Ginevra, l’iconoclastia fu massiccia a Zurigo e negli altri cantoni svizzeri che abbracciarono la dottrina zwingliana.

Anche nei Paesi Bassi ci fu una cosa simile.

L’iconoclastia fu forte anche in Inghilterra e in Scozia.

I protestanti distrussero statue ed opere d’arte di ogni genere.

Nelle chiese protestanti, gli altari maggiori furono rimpiazzati dalle tavole per la Comunione.

Questa perdita fu cultuale e culturale.

Infatti, ritenendo che le statue e le opere d’arte distraessero i fedeli dall’ascolto della Parola di Dio, i protestanti distrussero anche il senso della liturgia, la quale aveva (e ha) riti che simboleggiavano (e che tuttora simboleggiano) fatti veri.

Penso, per esempio, all’Eucaristia, nella quale il pane e il vino diventano Corpo e Sangue di Cristo.

Oltre a ciò, ci fu anche una perdita culturale.

Ci fu una perdita della memoria di artisti del passato, di uomini che resero culto a Dio con la bellezza.

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