Il botafumeiro di Santiago di Compostela e la disgrazia del 1534

botafumeiro

Quando si parla della cattedrale di Santiago di Compostela si parla anche del famoso botafumeiro, il grande turibolo che sparge l’incenso durante le funzioni nella chiesa.

La cattedrale di Santiago di Compostela è uno dei luoghi di maggiore spiritualità della Spagna e dell’Europa.

Essa custodisce la tomba di San Giacomo il Maggiore, l’apostolo che non è solo il protettore della Spagna ma che è anche santo patrono di Galati Mamertino, il paese di mia madre, in Provincia di Messina.

Sarà una coincidenza, visto anche il mio interesse per la chiesa in questione?

Sarei ben lieto di visitare quel luogo di culto.

Comunque, uno degli elementi più caratteristici della cattedrale di Santiago di Compostela è il botafumeiro.

Esso fu presente fin dagli albori dei pellegrinaggi a Santiago di Compostela.

Il primo botafumeiro di cui si conosce la storia fu donato dal re di Francia Luigi XI (1423-1483).

Esso rimpiazzò il vecchio turibolo.

Questo botafumeiro fu rubato nel periodo napoleonico.

L’attuale turibolo risale al 1851.

Esistono altri turiboli simili, anche qui in Italia.

Solo di recente, con il miglioramento delle condizioni igieniche delle persone, il turibolo assunse le funzioni attuali.

Un tempo, infatti, l’incenso era usato per coprire gli odori poco gradevoli dei pellegrini.

Ci furono anche incidenti con il grande turibolo.

Uno di questi capitò nel 1499.

In quell’occasione il botafumeiro cadde.

Tra i presenti alla funzione vi fu anche la giovane infanta Caterina d’Aragona (16 dicembre 1485-7 gennaio 1536).

Ella divenne moglie del re d’Inghilterra Enrico VIII e regina consorte del medesimo regno nel 1509.

Di solito, quando accadevano queste cose si riteneva che tali fatti fossero presagi di sventura.

Guardando bene la storia di Caterina una del genere può essere pensata.

Dapprima, ella fu data in sposa all’erede al trono inglese, il principe di Galles Arturo (1486-1502).

Questi morì prematuramente e allora fu unita in matrimonio a suo cognato, per l’appunto Enrico (28 giugno 1485-28 gennaio 1547).

Re Enrico VIII, però, chiese di annullare il matrimonio al Papa, poiché non ebbe il figlio maschio e riteneva che l’unione fosse peccaminosa proprio per il matrimonio precedente con suo fratello.

Non avendo ottenuto l’annullamento da parte del Papa, Enrico decise di separare la Chiesa inglese da Roma nel 1534.

Separata dall’unica figlia, la futura regina Maria I, e privata del titolo di regina, Caterina morì nel castello di Kimbolton il 7 gennaio 1536.

Morì a causa di un tumore al cuore ma per alcuni sarebbe stata avvelenata da colei che ne prese il posto sul trono e nel letto del re, la regina Anna Bolena.

Fu seppellita nella cattedrale di Peterborough come “Principessa vedova del Galles” e non come “Regina d’Inghilterra”.

Il 17 maggio dello stesso anno nel quale Caterina morì, Anna Bolena fu decapitata perché fu accusata di adulterio, di incesto e di stregoneria.

Molto probabilmente, le accuse erano false ed Enrico volle sbarazzarsi di Anna (che non gli diede il figlio maschio) per potersi risposare.

Secondo una leggenda, che io ho citato nel mio ebook intitolato “Confessioni postume di Polidoro Virgili“, i ceri vicini alla tomba di Caterina si sarebbero accesi da soli alla morte della rivale.

Forse, nell’incidente del botafumeiro di Santiago di Compostela potrebbe esserci stato veramente un cattivo presagio.

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