La censura come regola

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Oramai, sembra che la censura sia diventata la regola. Anzi, la censura è diventata una regola aurea della comunicazione attuale.

Tra l’altro, ho scritto un articolo per “La Civetta” dello stesso tenore.

Faccio un esempio.

La mia amica Eleonora è stata censurata su Facebook per avere pubblicato un post in cui recitava una poesia di Apuleio.

Che male avrà fatto Eleonora nel fare ciò?

Chi di dovere non risponde.

Tra l’altro, il profilo di Eleonora è stato dichiarato “non raccomandabile”.

In pratica, per coloro che gestiscono l’algoritmo, Eleonora sarebbe da considerare come una delinquente?

Non sapevo che recitare opere letterarie di Apuleio e di Gabriele D’Annunzio (cosa che Eleonora fa) fosse un crimine.

Pensavo che i crimini fossero azioni di altro tipo.

La stessa situazione è capitata anche a me.

Per avere pubblicato una foto di Gabriele D’Annunzio sono stato punito da Facebook.

Non parliamo poi dei profilo che mi sono stati disabilitati per avere pubblicato delle foto di Benito Mussolini senza avere fatto la benché minima apologia di fascismo.

Come ho scritto ieri, noi viviamo in un’epoca distopica, un’epoca che è piena di paradossi.

Infatti, abbiamo accesso alla cultura ma tanti di noi preferiscono il trash di certa TV spazzatura e di certi influencer.

Abbiamo i social network.

Essi potrebbero essere usati come “piazze virtuali” nelle quali fare circolare idee e cultura ma si viene censurati perché determinati contenuti non garbano a chi gestisce quelle piattaforme.

Così, scatta la censura.

Il problema è che tanta gente accetta ciò.

Anzi, tanti di noi si fanno censori ai danni di altri.

Da qui nasce il totalitarismo e ciò è inquietante.

Si attacca il Medioevo perché per qualcuno è da ricordare come un’epoca buia, un’epoca nella quale la gente non aveva nessuna libertà.

In realtà, nel Medioevo vi era tanto dissenso verso il potere e anche la Chiesa, spesso e volentieri, lo incoraggiava.

Questo è il sonno della ragione.

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