La moschea degli Arabi, un edificio che un tempo fu genovese

moschea degli Arabi

La moschea degli Arabi di Istanbul (Costantinopoli) rappresenta uno dei rari esempi di stile gotico nella città e in Turchia.

In origine, però, l’edificio era una chiesa gotica dedicata a San Domenico.

La chiesa in questione era legata ai Genovesi.

Essa, infatti, fu costruita nel 1325 dai frati domenicani, vicino ad una vecchia cappella cattolica dedicata a San Paolo.

Tale edificio si trova nel quartiere di Galata, l’attuale distretto di Karaköy, quartiere storicamente legato alla Repubblica di Genova.

Nello stesso quartiere, infatti, sorge anche la Torre di Galata.

La moschea sorge in un luogo che fu di una chiesa bizantina del VI secolo.

Una leggenda narra che la moschea sarebbe stata costruita dagli Arabi durante l’assedio di Costantinopoli del 717-18.

In realtà, si tratta solo di una leggenda, poiché gli Arabi non giunsero mai nel quartiere di Galata.

Nel 1233, durante il periodo dell’Impero Latino d’Oriente sorto dopo la IV Crociata, la chiesa bizantina fu rimpiazzata da una cappella cattolica dedicata a San Paolo.

Nel 1299, il frate domenicano francese Guillaume Bernard de Sévérac acquistò una casa vicina alla chiesa e costruì un convento vicino alla chiesa

Caduto l’Impero Latino d’Oriente e restaurato quello Romano d’Oriente, l’Impero Bizantino, l’imperatore Andronico II Paleologo spostò i domenicani a Pera, nel 1307.

Nel 1325, i frati domenicano realizzarono la chiesa di San Domenico, vicino alla vecchia cappella di San Paolo.

L’Impero Romano d’Oriente cessò di esistere il 29 maggio 1453, dopo la conquista turca di Costantinopoli.

La chiesa rimase ai Genovesi.

Tuttavia, tra il 1475 e il 1478, il sultano turco Mehmet II fece spostare i frati al monastero di San Pietro (ancora oggi esistente) e la chiesa di San Domenico fu convertita in moschea e assunse il nome di Galata Camii, moschea di Galata.

I paramenti furono rimandati a Genova.

Alla fine del XV secolo, il successore di Mehmet, il sultano Bayezid II assegnò la moschea agli arabi in fuga dalla Spagna e l’edificio assunse il nome attuale di moschea degli Arabi, in turco Arap Camii.

L’edificio subì vari rimaneggiamenti in stile islamico ma ancora oggi conserva delle tracce del precedente uso cristiano e delle famiglie genovesi che vivevano a Galata.

Per esempio, ci sono le lapidi e gli stemmi scolpiti.

Dunque, la storia non può essere cancellata.

Dedico questo articolo ad un’amica di Genova che ieri ha compiuto gli anni e invito ad acquistare il mio nuovo libro intitolato “L’ Europa stanca di Cristo“, un libro che per certi versi è in tema.

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