La poesia, i concorsi e le case editrici

poesia

Su “Italia chiama Italia“, giornale degli italiani nel mondo, vi è un mio articolo nel quale si tratta il tema della poesia.

Parlando di poesia con la mia amica Eleonora Serra, sono venuto a questa riflessione che condivido con voi, cari lettori.

Io compongo poesie, come la mia amica Eleonora ed altri.

In rete, spesso e volentieri mi imbatto in concorsi letterari di vario genere e partecipo ad alcuni di essi.

Tuttavia, noto una cosa molto triste.

Ci sono dei concorsi gratuiti.

Mi riferisco, in particolare, a quei concorsi organizzati da certe case editrici.

Come ho scritto prima, questi concorsi sono presentati come gratuiti ma poi vi è la “sorpresa”-

Tuttavia, dopo che il poeta ha mandato la sua opera, si vede arrivare una mail con la quale gli viene annunciato che è finalista con una “sorpresa” che non è tanto piacevole.

La “sorpresa” è la clausola che di fatto vincola la partecipazione del poeta finale del concorso all’obbligo di acquisto di un certo numero di copie dell’antologia che si sta per pubblicare.

Eppure, i concorsi sono presentati come gratuiti.

Io penso che questo comportamento non sia molto corretto.

Un giovane poeta scrive la sua poesia, la invia alla casa editrice che organizza il concorso (presentato come gratuito) e poi la stessa casa editrice gli manda l’email con la quale gli fa notare che vi è un obbligo di acquisto di libri al quale si vincola di fatto la partecipazione alla finale del concorso.

Dunque, il poeta che partecipa al concorso è obbligato ad acquistare le copie dell’antologia anche per cifre pari a 150 o a 200 Euro.

Questo è un comportamento che non sembra molto corretto.

Sarebbe più corretto se il concorso fosse a pagamento e l’antologia fosse data gratuitamente al poeta che partecipa al concorso e che lo vince, come al secondo e al terzo classificato e ai poeti menzionati.

Oppure, sarebbe bello se il premio fosse la pubblicazione dell’antologia con le poesie dell’autore vincente, con proposte di collaborazioni editoriali.

Le case editrice dovrebbero scoprire i talenti e investire in essi.

Così, farebbero crescere un talento e avrebbero anche un ritorno economico.

Invece, le case editrici tendono a comportarsi da procacciatrici di affari.

Questo atteggiamento è dannoso per l’editoria.

Infatti, oggi vi è la possibilità di un autore di auto pubblicare le proprie opere.

Dunque, una casa editrice che si comporta nel modo descritto prima scredita l’editoria.

Le case editrici serie non chiedono soldi per pubblicare il romanzo, la poesia o saggio.

Il professionista seleziona il talento, lo segue, lo fa crescere, corregge i suoi errori e mette in vendita l’opera assicurandosi un giusto guadagno.

Tutto ciò danneggia particolarmente anche la poesia.

Oggi, la poesia è bistrattata.

Eppure, grandi poeti come l’italiano Dante Alighieri (tra il 14 maggio e il 13 giugno 1265-tra il 13 e il 14 settembre 1321) e l’inglese Geoffrey Chaucer (1343-24 ottobre 1400, nell’immagine qui sopra) diedero un forte contributo alla letteratura europea e non solo.

Si deve rendere la poesia di nuovo attrattiva e certe iniziative (come quelle prima descritte) non vanno in questa direzione.

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