Lo scisma mancato della Toscana

scisma

Nel XVIII secolo, si rischiò un vero e proprio scisma del Granducato di Toscana, uno scisma che se ci fosse stato avrebbe avuto delle ripercussioni.

L’artefice di questo fatto fu il vescovo di Pistoia Scipione de’ Ricci (1741-1810).

Scipione de’ Ricci divenne vescovo nel 1780, poco prima dello scoppio della Rivoluzione francese.

La Chiesa viveva un brutto periodo, per l’Illuminismo e per i regalismi.

I re iniziarono a mettere in pratica idee degli illuministi, per ridurre l’influenza del Papa sulle Chiese dei loro Paesi e consolidare il loro potere.

Questo fu il dispotismo illuminato.

Il granduca di Toscana dell’epoca fu Pietro Leopoldo d’Asburgo-Lorena (1747-1792).

Il granduca sostenne il vescovo de’ Ricci.

Educato dai gesuiti, de’ Ricci abbracciò le idee del giansenismo.

Il giansenismo fu una corrente religiosa nata dentro la Chiesa cattolica per opera del vescovo di Ypres Cornelio Giansenio (Cornelis Jansen, 1585-1638), il quale sostenne la teoria della doppia predestinazione.

Inoltre, per il giansenismo il vero detentore dell’infallibilità era il popolo e non il Papa ed il male era rappresentato dal lassismo, di cui i gesuiti furono portatori.

Il giansenismo fu condannato come eretico dalle bolle papali del 1642, del 1653, del 1656, del 1664 e del 1718.

Tuttavia, tale dottrina resistette.

Nell’ambito del dispotismo illuminato del granduca, il vescovo de’ Ricci iniziò a riformare la sua diocesi secondo i principi giansenisti.

Abolì molti ordini monastici e ridusse le parrocchie.

Contrastò il culto del Sacro Cuore e quello delle immagini e sostenne il principio di autonomia delle Chiese locali.

Nel 1786, organizzò un sinodo a Pistoia col quale cercò di modificare la Chiesa locale secondo i principi giansenisti.

Questo prefigurò uno scisma da Roma.

Il clero toscano e la Santa Sede condannarono ciò.

Nel 1790, Pietro Leopoldo divenne imperatore.

Dunque, il vescovo de’ Ricci si trovò sempre più isolato.

Nel 1791, si dimise.

Sperò, in Napoleone Bonaparte ma questi fu impegnato nel cercare un accordo col Papa.

Ritiratosi a vita privata e riconciliatosi con Roma, il vescovo morì a Rignana, frazione del Comune di Greve in Chianti, in Provincia di Firenze.

Oggi, riposa nella sua cappella della Villa de’ Ricci di Rignana in Val di Pesa, vicino all’abbazia di San Michele Arcangelo a Passignano.

Fatemi finire questo articolo con una considerazione personale.

Se il vescovo de’ Ricci vivesse e operasse oggi, forse, avrebbe successo, visto l’andazzo.

A buon intenditor vanno poche parole.

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