Mary Celeste, l’archetipo della nave fantasma

Mary Celeste

Il caso della nave canadese Mary Celeste rappresenta ancora oggi l’archetipo della nave fantasma, la quale popola gli incubi di molti.

Il brigantino fu varato nella Nuova Scozia nel 1861 col nome di Amazon.

La nave batteva bandiera britannica.

Il Canada è ancora oggi parte del Commonwealth britannico.

Solo otto anni dopo, la nave fu ribattezzata Mary Celeste, dopo il cambio di proprietà.

Infatti, la nave si arenò a largo della Baia di Glace nel 1867.

Fu recuperata e venduta agli americani, i quali la ribattezzarono Mary Celeste.

Ad un certo punto, accadde qualcosa di strano.

Il 5 dicembre 1872, il brigantino Dei Gratia stava navigando da New York a Gibilterra.

Il suo equipaggio vide una nave avvicinarsi.

Essa sembrava alla deriva verso lo Stretto di Gibilterra.

La sua rotta era incerta e sembrava che fosse manovrata da ubriachi.

Ad ogni mutar del vento, la nave cambiava direzione.

Il capitano della Dei Gratia non vedeva nessuno al timone dell’altra nave.

Fece delle segnalazioni ma non ottenne risposta.

Sicché, il Dei Gratia accostò, col suo secondo e due marinai, il comandante salì su una scialuppa, la fece calare in mare e andò verso quella misteriosa nave.

Quando si avvicinarono ad essa, video il suo nome scritto sulla poppa.

Era la Mary Celeste.

Il capitano e il secondo riuscirono a salire a bordo della nave e la esplorarono.

La nave era deserta.

Entrarono nelle stive e videro che il carico di alcol era assicurato con le funi. C’era abbondanza di cibo e di acqua.

I barili di alcol erano 1701.

Tutto figurava in ordine.

Il capitano della Dei Gratia andò nella stanza del suo collega della Mary Celeste, lo statunitense Benjamin Spooner Briggs, e trovò gli avanzi della colazione.

Questi ultimi erano un po’ di porridge e un uovo sodo appena intaccato.

C’era anche un una bottiglia di sciroppo per la tosse ancora aperta e con il tappo accanto.

Ogni oggetto era in ordine.

Il cibo non era marcio.

Anche la cabina del secondo era in ordine.

C’erano degli strani tagli lungo il parapetto della prua.

La nave fu recuperata e portata a Gibilterra, territorio britannico.

Partì un’inchiesta.

Si scoprì che la nave fece scalo anche a Genova, dove si scoprì che nove barili di alcol erano vuoti.

Nacquero delle congetture.

Secondo una di queste, una parte dell’equipaggio si sarebbe impossessata dell’alcol e avrebbe ucciso il capitano, la moglie e la figlia di questi e il resto della ciurma.

Altri sostennero che l’equipaggio sarebbe stata risucchiata da una tromba d’aria marina.

Il mistero rimase.

Nel 1913, ci fu una novità.

Sulla rivista Strand di Londra apparve un articolo di Howard Linford.

Questi era un direttore didattico e riportò dei documenti lasciati in eredità alla sua scuola da un suo impiegato, un tale Abel Fosdyk.

Fosdyk viaggiò per il mondo.

Uno dei suoi documenti riportò qualcosa di sconvolgente.

Infatti, secondo quanto riportato, Fosdyk fu a bordo della nave Mary Celeste come passeggero clandestino e fu l’unico superstite della disgrazia che travolse l’equipaggio della nave.

Fosdyk era amico di Briggs e questi gli consentì di viaggiare sulla nave come clandestino.

Durante il viaggio, Briggs aveva fatto costruire a prua un ponte speciale per la figlioletta.

I sostegni di quel ponte furono infilati nei tagli fatti nel parapetto della prua.

Un giorno, Briggs e il secondo ebbero una discussione sulla possibilità di nuotare bene con i vestiti.

Così, il capitano si gettò in mare e si mise a nuotare intorno alla nave.

Due uomini lo seguirono.

La moglie e la figlia del capitano e il resto dell’equipaggio stavano a guardare dal ponte.

Fosdyk era lì.

Ad un certo punto, uno dei marinai che nuotavano attorno alla prua lanciò un urlo di dolore.

Tutti coloro che erano rimasti a bordo della nave si affollarono sul ponte costruito per la figlia e in quel momento ci fu la tragedia.

Il nuovo ponte cedette e tutti finirono in acqua.

Anche Fosdyk finì in acqua.

Tutte le persone furono sbranate dagli squali, i quali avevano già azzannato il capitano.

Solo Fosdyk si salvò.

Si attaccò ad uno dei relitti del ponte distrutto e la nave se ne andò alla deriva.

Il naufrago continuò a galleggiare finché non fu gettato sulle coste africane.

Ancora oggi, la spiegazione di Fosdyk è quella più plausibile, anche se ci sono dei punti oscuri.

In primis, i documenti di Fosdyk riportavano che la maggior parte dei marinai della Mary Celeste era inglese mentre in realtà erano olandesi.

Inoltre, Fosdyk diceva che la nave stazzava 600 tonnellate mentre ne stazzava solo un terzo.

Eppure, nonostante ciò, la sua spiegazione pare essere la più credibile.

Il caso della nave Mary Celeste resta l’archetipo della nave fantasma.

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