Pupae pavura/ La paura de la bambola

Pupae

Questa è la mia poesia intitolata “Pupae pavura”, ossia “La paura de la bambola”, una poesia un po’ “rievocativa”:

PUPAE PAVURA

Accussì ‘n locu proximum…

ad ubi vixi ju…ammucciata…

pupa ‘ntra la purviri…et araneum…

ruinata assai stesi…

et cuntru hominem…

comu ‘nu dimoniu quasi…

forti purtava pavuram.

LA PAURA DE LA BAMBOLA

Così ne ‘l loco prossimo…

ad ove io vissi…celata…

una bambola intra la polvere e ‘l ragno…

rovinata assai stette…

e contro l’omo…

com’un dimonio quasi…

forte portava la paura.

L’immagine che ho scelto per questa poesia è quella di Chucky, la bambola assassina, protagonista di film horror e di serie TV.

Si è trattato di una scelta scontata, visto che Chucky è uno degli esempi più iconici di bambole protagoniste di film dell’orrore.

Però, con la mia poesia, Chucky c’entra fino ad un certo punto.

La poesia, infatti, è legata ad un mio ricordo.

Fino al 1997, abitavo in una casa di campagna tra le località di Villa Garibaldi e Barbassolo, sempre nel Comune di Roncoferraro, in Provincia di Mantova.

La casa era di proprietà di un notaio di Mantova e la mia famiglia viveva lì in comodato.

Vicino alla casa nella quale, vi era un’altra corte, la quale era dello stesso proprietario.

Una parte della corte era abitata dai miei vicini di casa, anche loro comodatari, e l’altra parte non era abitata.

Nella piano superiore della parte non abitata (che il mio vicino usava per fare stagionare i salami che produceva) vi erano alcuni oggetti dei proprietari.

Tra questi oggetti vi erano una culla ed una bambola.

La bambola è la protagonista di questa poesia intitolata “Pupae pavura”.

La bambola, infatti, era inquietante.

Essa era tutta rovinata e faceva paura.

All’epoca soffrivo di automatonofobia e il resto lo lascio alla vostra immaginazione.

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