San Tommaso Moro e la libertà di coscienza

San Tommaso Moro

Ringrazio l’amico Morris Sonnino della foto di questa pagina di “Libero” con un articolo dedicato a San Tommaso Moro.

L’articolo è di Carmelo Claudio Pistillo.

Prima di trattare l’argomento, desidero annunciare che questo mio articolo è dedicato ad un amico di famiglia che se n’è andato, il notaio Andrea Finadri di Mantova.

Esprimo il mio cordoglio ai suoi cari a nome mio e di mio padre.

Secondo me, questo articolo garberebbe al dottor Finadri, visto che era un uomo di grande cultura, proprio come lo era San Tommaso Moro.

Ora, entro nell’argomento.

San Tommaso Moro (Thomas More, 1478-6 luglio 1535) fu un grande umanista, avvocato e politico inglese.

Egli operò durante il regno di re Enrico VIII (1509-1547).

Entrò nella corte del re nel 1520 e nell’anno successivo fu nominata cavaliere.

Fu un grande amico di Erasmo da Rotterdam, il quale gli dedicò l’Elogio della follia.

Successivamente, i rapporti tra i due si deteriorarono.

Erasmo, infatti, divenne critico verso certe pratiche della Chiesa cattolica, anche se non aderì mai al luteranesimo, mentre Tommaso fu un difensore strenuo del cattolicesimo.

Intanto, in Inghilterra tenne banco la questione del re, il quale volle divorziare dalla moglie Caterina d’Aragona per sposare l’amante Anna Bolena.

Nel 1529, il re rimosse il cardinale Thomas Wolsey dalla carica di Lord Cancelliere, poiché questi non riuscì a convincere il Papa ad annullare il matrimonio.

Il cardinale fu anche accusato di praemunire, ossia di reato di lesa maestà o di abuso della sua carica di principe della Chiesa per scavalcare l’autorità regia, ma morì per cause naturali a Leicester nel 1530.

Moro fu nominato nuovo Lord Cancelliere ma ritenne che la questione del matrimonio del re, la “Grande Questione”, fosse di competenza del Papa.

Così, il re affidò la “Grande Questione” ad altri.

Successivamente, nel 1532, il re fece votare al Parlamento alcuni provvedimenti antipapali.

Moro si dimise.

Nello stesso anno morì anche l’arcivescovo di Canterbury William Warham e a questi succedette Thomas Cranmer, il quale era favorevole al divorzio e filo-luterano. Era anche sposato.

Appena insediatosi, nel 1533, Cranmer dichiarò nullo il matrimonio tra re Enrico VIII e Caterina.

Il re poté incoronare come nuova regina Anna Bolena, la quale fu sposata in precedenza ed era incinta della futura regina Elisabetta.

Il Papa reagì scomunicando il re, l’arcivescovo Cranmer e il politico ed avvocato Thomas Cromwell.

Poiché il Papa non annullò il matrimonio tra il re e Caterina, nel 1534, il re fece votare in Parlamento l’Atto di Supremazia, col quale il re separò la Chiesa inglese da Roma e ne assunse il controllo.

Già nel 1532, i membri del clero dovettero giurare nelle mani del re come capo della Chiesa anglicana.

Tommaso non fu obbligato a giurare, in quanto laico.

Le cose cambiarono nel 1534.

Anche i notabili laici furono tenuti a giurare e Tommaso non giurò.

Era l’aprile del 1534.

Tommasi fu imprigionato nella Torre di Londra.

Subì privazioni di ogni tipo ma resistette.

Il 6 luglio 1535, Tommaso fu messo a morte per decapitazione.

Prima che il boia menasse il colpo con la mannaia, egli disse: “Muoio da buon suddito del Re, ma prima di tutto di Dio!“.

San Tommaso Moro fu un esempio di integrità e di libertà del pensiero da difendere.

Egli difese la sua libertà anche a costo della vita terrena.

Noi abbiamo molto da imparare da un personaggio come lui.

Il valore della libertà è sempre fondamentale.

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