Somnium Artorii regis/ Il sogno di re Artù

Somnium

Questa è la mia poesia intitolata “Somnium Artorii regis”, ossia “Il sogno di re Artù”, una poesia in lingua maccheronico-siciliana, con traduzione in italiano:

SOMNIUM ARTORII REGIS

Accussì ‘n Glastoniensis abbatiam…

quannu calannu lu Suli stava…

cum li cavalieri, Artorius rex durmeva…

et di l’ultimu riposu locu…pì iddu...

abbatia chidda divintau…

sed riposu cchiù nun appi…cum duluri…

quannu ruina arrivau…

pì vuliri et gulam dû succissuri…

Et chistu Artorius visti et cuntau…

accussì ‘n somnium…

sed prophetia fu ca si taliau.

IL SOGNO DI RE ARTÙ

Così ne l’abbazia di Glastonbury…

quando calando ‘l Sol stava,

coi cavalieri, re Artù dormiva...

e de l’ultimo riposo loco…per egli…

quell’abbazia diventò…

ma riposo più non ebbe…con dolor…

quando la rovina arrivò…

per voler e gola de ‘l successor.

E questo Artù vide e narrò…

così in sogno…

ma profezia fu che si guardò.

Questa poesia parla del famoso re Artù, quello che potrebbe essere uno degli ultimi grandi capi romani.

Secondo la tradizione, re Artù sarebbe stato sepolto nell‘abbazia di Glastonbury.

In questa poesia, ho voluto attribuire a re Artù una visione quasi profetica.

Egli fu legato a quell’abbazia, la quale fu soppressa per volere di re Enrico VIII nel 1539.

L’ultimo abate Richard Whiting fu condannato a morte per tradimento.

Egli fu impiccato, decapitato e squartato sul vicino colle del Tor il 15 novembre 1539.

In qualche modo, nella poesia, ho attribuito a re Artù una “profezia” di codesti fatti e di quelli attuali.

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