Triginta nummi/ Trenta monete

Triginta nummi

Questa è la mia poesia scritta in maccheronico-siciliano e in italiano ed intitolata “Triginta nummi”, ossia “Trenta monete”:

TRIGINTA NUMMI

Tintu et captivus diaboli…

triginta dinari pigghiau…

et tradituri…Judas Iscariotes…

Dominum accussì vinnìu…

et d’iddu domina avaritia…

ca iddu pigghiau…accussì fu…

et tinta vinni nequitia.

TRENTA MONETE

Malo e de ‘l diavol prigionier…

trenta denari pigliò…

e traditor…Giuda Iscariota…

il Signor così vendette…

e d’egli signora l’avarizia…

che egli pigliò…così fu…

e mala venne la nequizia.

La mia poesia intitolata “Tringinta nummi” ha un messaggio di fondo che recita: “Dagli amici mi guardi Iddio, che dai nemici mi guardo io“.

Infatti, a volte, gli amici sono una brutta bestia.

Gesù Cristo stesso sperimentò il tradimento di un amico, l’apostolo Giuda Iscariota.

A Bregenz, in Austria, vi è la chiesa di San Gallo con la statua di Giuda Iscariota che tiene in mano i “triginta nummi”, le trenta monete di argento con le quale vendette Gesù Cristo ai suoi nemici e lo fece crocifiggere.

Giuda Iscariota era una persona del seguito di Gesù Cristo.

Non era un romano o uno dei giudei che si contrapponevano apertamente a Gesù Cristo ma era un apostolo di quest’ultimo.

Quindi, quello che accadde fu qualcosa di terribile, di esecrabile e di disumano.

Un innocente fu condannato per il tradimento di un amico.

Purtroppo, questo mondo è pieno di tanti piccoli Giuda Iscariota, di gente che per un piatto di lenticchie arriverebbe a vendere anche la propria madre.

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