Tuscania, i maestri comacini ed il mistero

Tuscania

Quando si pensa a Tuscania (centro abitato della Provincia di Viterbo) si pensa alla basilica di San Pietro.

La basilica in questione sorge sull’acropoli della città di origine etrusca e fu sede della diocesi di Tuscania, la quale rimase in piedi fino al XV secolo.

Oggi, Tuscania è sotto la giurisdizione della Diocesi di Viterbo.

La basilica che noi vediamo oggi risale all’XI secolo ma secondo il critico Pietro Toesca (1877-1962) sarebbe stata costruita sui resti di una precedente chiesa eretta nell’VIII secolo.

Se la tesi del Toesca fosse vera, la chiesa sarebbe eretta quando il territorio fu donato dal futuro imperatore del Sacro Romano Impero Carlo Magno a Papa Adriano I e rappresenterebbe un caposaldo nel passaggio dall’architettura paleocristiana a quella romanica.

Indizi di ciò sarebbero i numerosi capitelli sparsi per la chiesa.

L’edificio ha molte caratteristiche che riconducono ai maestri comacini, una corporazione di architetti lombardi che furono molto importanti nell’architettura romanica.

Il termine “comacini” ricondurrebbe alla zona del Comasco, la zona di questi architetti ma potrebbe derivare anche dal termine latino  “cum machinis” o “cum macinis“, in riferimento agli argani e alle carrucole usati.

Un’altra possibile chiave di lettura del termine sarebbe la radice germanica “mak”, la quale significa “costruire”.

Dalle stesso termine, deriverebbe il vocabolo francese  “maçon” e a quello inglese “mason“, ossia “muratore”.

Da questo termine deriverebbe anche il nome di ciò che noi conosciamo come “massoneria”.

Effettivamente, la basilica di Tuscania ha un che di misterioso.

Per esempio, vi è una lapide nella parete della navata destra, sopra il confessionale, all’altezza della quarta campata che riporta un lunghissimo elenco di reliquie e resti di corpi santi conservati dalla “Tuscanensis Ecclesia”.

Inoltre, prima della chiesa, in quel luogo sorgeva un tempio etrusco dedicato al Sole.

La particolarità della chiesa sta nel fatto che la facciata sia ad est e l’abside ad ovest, in un orientamento contrario rispetto ai canoni del tempo.

Così, l’abside era illuminato dalla luce che passava attraverso il rosone (tipicamente comacino) ad ogni solstizio d’inverno.

In qualche modo, tra culti potrebbero essere stati celebrati in quel luogo, in epoche diverse.

Prima potrebbe esserci stato il culto etrusco, poi quello romano del Sol Invictus e poi quello cristiano.

Così, in forme diverse, un culto potrebbe essersi portato avanti.

Di questo scriverò in un altro articolo.

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