Il fantasma di Hampton Court Palace

fantasma

Come si dice, un castello non è DOC se non ha um fantasma che dimora in esso. Per certi versi, la presenza di un fantasma è un “must” per un castello degno del suo nome.

Penso, per esempio, ai fantasmi di Paolo e Francesca del Castello di Gradara, dei quali ho scritto nel mio libro intitolato “La Via dell’Adriatico“.

Lo stesso discorso vale anche per l’Inghilterra e il famoso Hampton Court Palace è un esempio di ciò.

Ho già scritto qualcosa riguardo a tale residenza reale inglese.

Voluto dal cardinale Thomas Wolsey nel 1515, il palazzo fu ceduto a re Enrico VIII nel 1529, quando il prelato cadde in disgrazia.

Hampton Court Palace è un esempio di arte Tudor.

Come ho scritto prima, un castello non è degno di questo nome se non ha almeno uno spirito che lo infesta.

Ebbene, anche Hampton Court Palace ha il suo fantasma.

Si tratta dello spirito di una persona nota: la regina Caterina Howard (1523-13 febbraio 1542).

Guarda caso, mi è venuto in mente di scrivere codesto articolo due giorni fa.

Caterina Howard fu la quinta moglie di re Enrico VIII.

Nel 1540, re Enrico VIII ripudiò la sua quarta moglie, Anna di Cleves, la “vacca fiamminga“.

Il re la chiamò così.

Ciò portò alla caduta in disgrazia del ministro Thomas Cromwell.

Ne approfittò il duca di Norfolk Thomas Howard, il quale mise nel letto del re una delle sue nipoti, per l’appunto Caterina.

Con la caduta di Cromwell, i conservatori ripresero potere.

Howard era un conservatore.

Il re si innamorò di Caterina e la sposò il 28 luglio 1540.

Re Enrico VIII aveva superato i quarant’anni ed era un uomo disfatto nel fisico.

Caterina era una ragazza giovane.

Ella provava affetto per il re ma molto probabilmente non lo amava.

Purtroppo, le cose volsero al peggio.

Caterina era una ragazza sciocca e frivola e per questa sua frivolezza pagò con la vita.

L’arcivescovo di Canterbury Thomas Cranmer venne a conoscenza di una precedente relazione di Caterina con il cortigiano Francis Dereham, una relazione precedente al matrimonio col re.

Tale relazione potrebbe essere stata suggellata da un matrimonio.

Oltre a ciò, la regina ebbe una relazione anche con un altro cortigiano, Thomas Culpeper.

Proprio quando il re portò la moglie nel nord del Paese, per farla incoronare regina, Caterina riprese la relazione con Culpeper.

Ciò si seppe.

Nel novembre del 1541, al ritorno dei sovrani dal viaggio ufficiale, un’ex dama di compagnia della duchessa di Norfolk, Mary Hall, fece pervenire a corte lettere anonime nelle quali dipingeva la regina come “una donna immorale, nel vivere e nel carattere” e l’accusava di avere avuto diversi amanti prima delle nozze con il re e che tale circostanza era stata di pubblico dominio.

La reazione di Enrico VIII fu spietata: numerosi esponenti della famiglia Howard, compresi vari fratelli e sorelle della regina e l’ultrasessantenne duchessa vedova di Norfolk, moglie del II duca Thomas, furono arrestati con l’accusa di alto tradimento e rinchiusi nella Torre di Londra.

Nel giro di un anno, essi furono scarcerati col perdono reale.

Dereham e in seguito Culpeper, trovato in possesso di una compromettente lettera d’amore scritta da Caterina, furono arrestati e torturati, dopodiché la stessa regina venne arrestata il 12 novembre.

Il 10 dicembre 1541, Dereham e Culpeper furono giustiziati.

Dereham fu impiccato, sventrato e squartato mentre Culpeper fu decapitato.

Rinchiusa nell’abbazia di Syon, Caterina fu privata del titolo di regina.

L’arcivescovo Cranmer suggerì a Caterina di dire che con Dereham ci fu un matrimonio, così da poter dichiarare nulla l’unione col re e avere salva la vita.

Caterina rifiutò.

Ella cadde in uno stato di depressione e i carcerieri tolsero dalla sua stanza ogni oggetto che avrebbe potuto usare per suicidarsi.

Accusata di adulterio, Caterina fu deportata nella Torre di Londra l’11 gennaio 1542.

Fu decapitata il 13 febbraio dello stesso anno.

Ora, veniamo a noi.

Ancora oggi si parla dell’avvistamento suo fantasma nel Palazzo di Hampton Court .

Esso è stato avvistato nella galleria del castello nell’atto di chiedere pietà.

I fatti tragici restano nella storia.

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